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Tra sogno e realtà Su questo forum gli iscritti a www.sentistoria.org, potranno scrivere racconti brevi, poesie,testi di canzoni, aneddoti ed inserire dei disegni, qualora fossero dotati di senso artistico. Ringrazio tutti fin da ora a nome di Semiasse e mio

Awa Rhui

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    Arian All'bin Nyrawhi
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    00 15/04/2008 15:28
    Nel contado attraverso i campi

    Nel contado attraversi i campi
    E il deserto si apre innanzi
    Il falco la via vola indicandoti
    E segui i cammino attraverso il cielo
    antico che ti guarda di lontano
    come confine di un impero
    da tempo descritto
    in antiche carte di poeti nomadi
    il cuore si gonfia di caldo,
    e respiri profondo il sole
    che alita l’estate sulla sabbia
    e sollevandola la porta alla tua tenda.
    Leggi ora nella sabbia
    quell’antico poema scritto
    tanti secoli prima
    da vecchi camminatori.
    E irrighi le rocce di tue lacrime.

    AbN

    Ballate, Canzoni e Storie

    Dalle immerse piramidi nelle coltri umide della Madre
    Vi ascolto mentre i vostri titanici gridi gettate nel mare,
    Uomini della Terra, dagli occhi diamantiferi
    con lava nel sangue, e risa scarlatte.

    Urlate al Mare che tutto vi circonda la vostra promessa:
    e fate alle Acque Eterne questo giuramento,
    Voi giurate che combatterete il rosso nemico degli inferi,
    che fendenti di sangue su colui che di voi s’impossessa
    abbatterete, e che il parto stesso del tradimento,
    quell’osceno signore al centro del Mare Vostro strapperete.
    così da queste piramide avvolte dalla Madre pluviale
    vi ascolto e temo. Temo il destino di noi soldati d’altrove
    vestiti di rosso, con le stelle negli occhi, nel sangue il tempo.

    E prego queste piramidi oggi, mentre ascolto i vostri cori
    che siano pronti all’urto divino quei miei soldati, e sottomessa
    la loro paura, che non tremino le loro braccia nell’esplodere
    Il colpo della luce, mentre riverserete il vostro giuramento
    con impeto e fede feroce sulle nostre Reali schiere,
    cinte da un nodo stretto e legate senza fine al loro trono lontano.

    AbN

    Ero arrivato a soffiare nel fuoco alla sera

    Ero arrivato a soffiare nel fuoco alla sera
    Respirando il sole e queste vecchie strade
    Imparate già prima di essere nel mondo
    Come patti antichi con questa terra
    Dura come la pelle calda del giorno
    E potevo contarle una ad una
    Chiamandole nella notte le stelle
    Libero dalle pagine di ogni ateneo
    Ero rimasto lontano ad ascoltare
    Sul confine delle porte i lupi
    Nell’oriente remoto accanto a vecchi saggi
    Che piangendo mi hanno dato il loro saluto
    Nei raggi ancestrali di antichi cerchi di lune
    E ora che tutto tace sull’asfalto di questa città
    Ora torno a respirare il fuoco di sera
    Respirando il sole e queste vecchie strade
    Imparate già nel grembo della madre.

    AbN


    Nero fumo

    Un nero fumo assale lento questa cosa
    Sembra avvolgere l’ombra di un corpo vuoto
    Senza sangue e sterile di verità narrata
    Ora mi chiede di lontano apparsa una mimosa
    Di farle scorrere acqua quando viene Marzo
    Eppure le dico che non posso saziarla
    Chè non so dove sia la sua sete segreta
    Chè non parlo in queste rocce straniere
    Ed esse a me non daranno la loro sorgente
    Ora lascio la terra di quella mimosa
    Senza sollevarla ed ecco la sento gemere
    Ardente, ma come posso darle acqua non mia?
    Io che mai più canterò alle mie terre
    Che mai più passerò per le mie strade?

    AbN

    WILD PEACE OF LONDON

    Ridono inarcando le scarlatte labbra
    tirate su pallidi pilastri della bocca,
    un cono di ombre sale fetido come un vecchio cobra,
    la folla dei soldati che ci dannò in questo mondo.
    Fate dagli occhi indaco e con fare giocondo
    ti guardano mentre caduco esci dalla guerra,
    nel pantano di un destino chiuso in un lampo azzurro.
    anche se cammini con gli occhi intasati dal cimurro,
    e non riesci a sollevare le ginocchia, stai marciando.
    i fulmini scoccano dai bastioni riconquistati
    riversi dai corpi inanimi che adornano il viale marciscendi.
    e anche se vomiti sospinto dai vittoriosi latrati
    segui il Simbolo dietro cui stai marciando.
    anche se non riesci a respirare il veleno rosso
    in un tramonto fresco dopo l'arido giorno
    senza cadere soffocato, stai marciando.
    ti guardano mentre sei solo, in mezzo a loro,
    quelle fate dagli occhi indaco e dal fare giocondo.

    AbN

    Tiepidi steli

    Ora che vorrei questi tiepidi steli
    nati nella nera roccia alla fine dl mondo
    coglierti serbando il loro mistero d’acqua
    ancora fresco sugli stami
    E già prima che voglia salire
    e ai branchi di vapore stringersi
    per divenire tempesta

    ora vorrei questi steli ancora umidi
    porgerti come orme di passi spettrali
    sui confini del mio giardino
    e come un’eco che lanciato
    da pietrose ombre tornino
    a risalirsi verso le coltri delle procelle.

    Ora vorrei questi steli farti parlare
    dell’Oltremondo che cantino in cerchi
    tracciati da zoppicanti poeti mendichi
    sul crinale del sole che deve intrecciarli
    mentre stinge nel rosso i loro nuovi fiori
    nati di notte, in un giorno persosi in un corridoio
    stretto fra due città nel deserto,
    che assieme alla sabbia spira,
    grano dopo grano.
    AbN
    [Modificato da ninmah62 15/04/2008 21:00]
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    00 21/04/2008 10:31
    Al destarsi del fuoco
    Nelle tormente al destarsi del fuoco danzante nel deserto
    Di lontano intonano con le dune canti delle carovane
    Talora appaiono mandate dell’Ennesimo
    Come vento impasto di afa e fiamme assetano lo sguardo
    Ardendo i ricordi rimani perso nelle orme della carovana
    Questa notte.


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    Arian All'bin Nyrawhi
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    00 27/04/2008 18:27
    IL POEMA DELL’ANEMONE

    Persi sovrani di antichi mondi si aprono ora attraverso le rocce
    Ungendosi di cielo, hanno dischiuso le loro corone
    Immemori tinte con un segreto sangue che irriga le loro radici
    Senza terra. Ora bramano una luce che li disseti
    Mentre passa l’estate sulla pianura e sale attraverso le antiche strada
    Giungendo ai monti, sino alle vette congelate senza più storie.
    Come somigliano questi anemoni a chi attende
    Sul margine del mondo conosciuto la sua speranza
    Come la luce che dismuta in linfa attraverso la corona
    E sazia lo stelo, e lo rende solido mentre il vento lo disseta
    Raccontandogli di altri luoghi, dove le corone non riposano
    E si sentono lontane le orde dei pollini migranti nell’aria.
    Dove sono quelle orde scalpitanti e feconde di seme?
    Questi fiori persi sulle rocce di una remota catena di vette
    Come sentinelle su torrioni abbattuti dal vento
    Ora ricordano fecondi branchi di polline libratesi un giorno
    In un lontano mondo esotico e persi attraverso le false correnti…
    Come Ulisse i fiori dalle corone blu cercano le loro isole,
    Itaci porti dove interrare radici nuove, fecondare la storia
    Di una nuova fioritura, assetata di cantori del vento,
    limpidi steli toccati dal cielo e levigati di luce, ora
    su innocenti pianure davanti al mare aspirano ad esistere.

    AbN




    L’ACQUA E IL FUOCO

    La vecchia Signora sta nel Mare
    Ad aspettare che torni il Sole
    Ed intreccia per lui rami di storie.
    Presto verrà da lei il Padre del Fuoco
    A sdraiarsi per poco ancora di sera,
    fra la Marea languida di un gesto
    che le guidi il suo respiro.

    Attende la Marea il ritorno del Sole,
    fra i vapori ardenti che ascendono in volo
    nelle arcane migrazioni delle onde,
    che vanno a morire e rinascere da eoni
    e antichi sapori di tende e tappeti nella sabbia
    tornano sulle sponde della vita.
    al centro del giorno evita il Sole quelle umane paure,
    e torna dalla sua Signora, attraversando il Mare.

    AbN























    .



    [Modificato da Arian All'bin Nyrawhi 27/04/2008 18:40]
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    00 15/05/2008 20:26
    LA CANZONE DEGLI ULTIMI
    A cavallo di un’onda venuta dal centro delle terre incognite
    Urla l’orda dei venti che vanno verso nord,
    urla e scalpita oltre la piana dell’arso monastero,
    in quest’estate rosa dalla lava del sangue di guerrieri
    dagli occhi turchini e da vesti strette dai riverberi di mare.
    Urlano quei guerrieri ma le loro grida rendono impura oggi l’aria
    E l’antica razza dei valorosi ancora si protende
    Contro dei turchini soldati quel muro cavalcando ancora
    Stanca nel fumo della notte sulle spalle del giorno.
    Stanca cavalca quell’antica razza armata sul grido
    Di un esercito che scalpita e fuma di acri inganni lanciati nel cielo.
    E’ la razza degli atamanici capi che riecheggia nell’azzurro furore
    Dell’orda che stravolge la pianura ondata dopo ondata …
    E’ la gente di Atamane memorie che erge muri di morti per frenare
    Quei cavalli stretti fra le ginocchia, che s’impennano e squarciano
    Le ombre bianche gettate in pasto all’orda per il tremendo errore.
    Questi soldati hanno biondi capelli scossi nel vento,
    in una marea dorata che approva la morte in cui marciano,
    hanno sul collo una corda di denti intrecciata delle nostre bocche
    spalancate nell’urlo ultimo lanciati com’eravamo tutti contro loro.
    Per ogni dente una bocca si ridono,
    questi soldati dagli occhi di turco marmo
    E nel cielo impuro azzurrognolo il vapore sale dai nostri corpi
    Ora è stanca l’armata ataminica e solo i forti sono rimasti,
    ma anche loro pallidamente attendono l’alba sull’orlo di un capestro
    l’ultimo urlo, che squarcerà le tenebre, il freddo vento del nord,
    e porteranno con loro appese alle cinte memorie di terre antiche…


    da: LA CANZONE DEGLI ULTIMI

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    00 16/05/2008 19:32
    LA CANZONE DEGLI ULTIMI - PARTE II
    Mormorano le profondità di un antica marea di nomi
    Sussurrano nomi di vecchi re scolpiti nei tronchi di un bosco bruciato
    Se non parli li senti parlare mentre bisbigliano fra le fredde braci
    Al tramonto di una fiaba che esce da gole pietrificate.
    Ascoltali mentre rubano al tempo ancora un attimo di estate
    Arsi dal fuoco e squarciati da lame pesanti con riflessi opachi
    Se mi chiedi chi siano quei pazzi che ancora stanno svegli nel bosco
    Io posso risponderti che non sono morti, ma sentinelle del calore
    Che questa notte dorme letargico sotto la coltre di cenere.
    Tu mi chiederai adesso perché sono rimasti svegli,
    tu mi chiederai che cosa vale un fuoco spento e dal cuore gelato.
    Come posso risponderti se anch’io ho il cuore stretto nella cenere?
    Come posso dirti di questi vecchi pazzi che soffiano su un fuoco gelato
    Se neppure io conosco i loro nomi
    Tu mi dirai poi come riesco a vedere questo bosco bruciato
    Tu mi chiederai se so arrivare alla loro dimora
    Non posso risponderti perché imbevute di polvere sono le mie iridi
    Fra la cenere che gratta la luce nei miei occhi,
    sento da lontano provenire i canti i quei vecchi
    ecco questo ti dirò cosa sono quei vecchi:
    un canto che nasce talvolta di lontano, attraverso il fuoco,

    ferendomi talora a morte negli occhi, mi raggiunge
    smuovendo la sabbia che li morde feroce
    e in me colpita si dibatte.

    CANZONE DEGLI ULTIMI - II

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    Arian All'bin Nyrawhi
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    00 09/08/2008 16:16
    Ninna Nanna
    NINNA NANNA NEL DESERTO

    E’ serena questa sera che lascia le stelle
    E scende sul mio bambino
    Canta la notte mentre incontra il sole
    Che rosa si veste mentre scende nel mare
    Canta la notte al mio bambino
    Che antichi fiori ora di roccia
    Hanno cavalcato in queste sabbie d’oro
    Come il vento che li ha resi nel deserto vivi.
    E’ serena la notte che viene dal sale del mare,
    mentre la nebbia la gente delle tende
    tiepida culla e i leoni nelle tane,
    dormienti, attendendo alla speranza
    di un giorno che l’acqua venga a dissetarli.
    E’ serena questa notte nel deserto
    Che sorge dalle colline lontane
    E discende piovendo assieme alle stelle.

    Dormi bambino nato nel deserto
    Dormi ancora sui tappeti dagli infiniti snodi
    Dormi sulle carovane del vento
    Mentre il deserto canta la storia
    Mentre tutt’intorno nel sogno
    Affonda, senza limiti oltre il confine
    Dei villaggi prima del deserto.

    Dormi mentre scrivono
    Questi silenzi austeri nuove storie,
    E cantano nuovi regni di sabbia.
    Dormi sereno Bambino mio
    Perché il tuo clan traccia la rotta
    E passerai domani
    nel tuo nuovo cammino
    Attraverso il fuoco del sale
    E nel vento cantando
    Che la tua rotta sarà dalla tua mano
    Presto vergata nelle rocce,
    Ti accompagneranno le rose del deserto.
    Senti Bambino mio che sei nato nel deserto?
    Senti i tamburi e le gole che intonano
    Della libera gente la saga?
    Senti tuo padre che rimira il cammino nelle stelle
    Oltre il vermiglio colore del cielo
    Mentre il cuore furoreggia del suo destriero?
    Senti il flauto dei tuoi fratelli
    quale inno alla notte narra?

    Dormi sereno perché tutto questo è tuo, Bambino mio.
    Tu sei della sabbia del deserto,
    tu sei nel mare di stelle e di sale
    tu sei nel sole,
    nel canto di tuo padre libero,
    nel cuore del suo destriero
    tu sei caro alla notte che scende dal cielo,
    ch’ella ti copra dal freddo dell’odio che verrà.
    Tu sei del sole e sei tu del cielo
    Tu alla corporea morte appartieni
    E rinasci al giorno potente nel furore del fuoco.
    E diventi acqua che annega il furore del fuoco,
    il lupo non ti può fare paura,
    Bambino mio, perché tu sei nel lupo

    il deserto è nel lupo dove la carovana
    ha per confine le tende senza mura
    il lupo è nelle tende sparse
    come costellazioni di stelle mutevoli
    e anima le tende nella notte.

    Dormi sereno bambino mio
    Canterai domani la gioia dell’oro di sabbia
    Canterai domani la nuova via del tuo destriero
    Sarai del deserto e il deserto nelle tende
    Respirerai fumo di storia, fumo di sabbia.

    Acqua profonda mai scavata,
    proteggerai il mio bambino
    nel sole e nel fuoco
    nella sabbia e nel vento
    nell’oro che conosci:
    tende come stelle in cielo ora sulle dune
    e nelle steppe senza confini.
    Scrivi bambino mio quando imparerai
    A dar forza alla tua mano
    Di queste immensità perdute nel tempo
    Di strade tanto lunghe senza più orizzonti
    E nessuno a indicarle.
    Scriverai sul ventre del deserto
    Le tue poesie e con se il vento le alzerà
    E alla gente lontana le porterà.

    Dormi sereno bambino mio
    Perché i tamburi e le gole
    Del clan canteranno ancora alla notte
    Perché il cuore del destriero di tuo padre
    Furoreggia al limite del cielo.
    Il vecchio saggio ancora racconterà
    Le sue storie mentre prendi sonno,
    e presto incontrerai il suo antico cammino.
    Dormi perché egli domani ti racconterà
    Dei cavalli folli che con il tuo clan
    volarono attraverso le sabbie.
    Della folle corsa egli ti racconterà,
    Dormi perché la guerra è lontana
    Dormi perché il sole è stanco oggi.

    AbN

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    Arian All'bin Nyrawhi
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    00 13/08/2008 16:47
    FIGLI

    Soltanto nella tiepida discesa del sole
    Sulle spalle delle dune irrigate di caldo
    Attendiamo che rinunci questa guerra
    A seguirci come uno scarno cane randagio
    In attesa delle nostra ossa.
    Li senti? Avanzano, ma la sabbia li frena
    Rende triste il loro incedere militare
    Le dune scivolano sotto i tacchi di ferro e cuoio
    Pilastri d’orizzonte nelle epoche di antichi pionieri
    Ora divengono slitte d’oro in miniere di fuoco.
    La sabbia tace il cammino, le stelle scordano le scie
    Tutto è silente attorno, serba un gran segreto,
    che i soldati cercano di udire fra il crepitio del sole
    su questi petali di memorie perse nel deserto.
    Ma tutto è silenzio, non si possono udire di lontano
    I nostri canti, appesi a rami morti di bianchi tronchi,
    come possiamo segnarvi il cammino?
    Non più siamo premuti sul cuore del deserto
    E il suo spirito non è vivo nel grembo arido
    di coloro che marciano scordandosi le note del vento.
    Il vecchio Fon, un antico saggio che ti cerca
    ti strappa alle coperte e ti porta oltre il lago di sale e sabbia.
    Dice – Cammina! – a coloro che dormono in altri cieli,
    ma nel corpo fatti ancora con la sabbia rosa
    e con il cuore che scivola sulle dune.
    Tu avevi promesso di essere un nomade
    Selvaggio, che mai la tua casa fosse poggiata
    nella fondamenta, che la tua schiena avrebbe
    di notte riposato su policromi tappeti di lana.
    Ma ora che il tuo tappeto non è un segreto di trame
    vive come il sangue, ora dormi sotto una coperta piccola,
    che ha un solo colore, che non è intessuta da tua madre,
    ma canta di una macchina che tesse tele che non scaldano,
    che hanno il sapore non della sete, del sonno, del caldo,
    ma portano lungo corridoi grigi, senza nome, senza volto.
    Ecco la tua nuova strada non riesce a coprirti,
    come la tua nuova coperta, rimangono i piedi levigati
    senza solchi di cammini, senza memoria di cielo,
    a soffrire nella notte persa.
    Ricordati del Fon, dei recinti senza cancelli,
    di quelle pietre in cielo che ardevano
    e la tua strada accendendoti innanzi
    sospingendo la tua vita oltre il deserto
    al confine dell’immenso, dove la fonte del mare
    attende un giorno di nascere.

    AbN