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Storie di gatti

Ultimo Aggiornamento: 14/04/2011 16:40
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27/08/2010 14:39

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13/09/2010 17:15

LA STORIA DI NERI

Neri era un gatto tigrato, come in giro se ne vedono tanti. Il colore del suo manto comprendeva varie tonalità di grigio e quando il tempo era bello e il cielo azzurro azzurro, vi si poteva scorgere qualche riflesso blu.

Il migliore amico di Neri era un ragazzino vivace sui dieci anni, di nome Vittorio. I due trascorrevano molto tempo insieme, dopo la scuola. Quando Vittorio si sedeva in cucina ed apriva i libri, per studiare o fare i compiti, spesso Neri gli si sedeva in braccio e si addormentava.

Come tutti i gatti, Neri spesso vagabondava e talvolta, in primavera e in estate, stava via per giorni interi. Poi ritornava un po' più magro e molto affamato, e riprendeva il suo posto di micio di casa. In inverno si trasformava in un pigro, andava nella sua cesta vicino alla stufa e dormiva per ore ed ore.

C'era però qualcosa che contraddistingueva Neri dagli altri gatti. In alcune circostanze sembrava quasi che si comportasse come una persona. Ad esempio, quando Vittorio andava a dormire, Neri si infilava sotto le coperte e poi usciva solo con la testa e la appoggiava sul cuscino, copiando tutto ciò che faceva il bambino.

Neri era innamorato della gatta dei vicini e andava a trovarla spesso. Quando nascevano le cucciolate, dopo la stagione degli amori, invece di continuare a farsi gli affari propri e lasciare i cuccioli alle cure di mamma gatta, (come di solito fanno i gatti maschi), Neri girava per il cortile di casa con i gattini al suo fianco. Poi, da buon padre, insegnava loro ad arrampicarsi sugli alberi. Nel piccolo giardino dietro casa, cresceva infatti un bell'alloro. Neri si posizionava alla base del tronco, attorniato dai suoi figlioli, e li faceva salire uno ad uno sulla pianta. Poi li costringeva a saltare giù, nell'erba, perchè imparassero a cadere dritti sulle zampe. E se qualcuno un po' più impacciato o timoroso degli altri indietreggiava o non voleva saltare, Neri si arrampicava con lui e lo guidava in tutte le manovre. La mamma di Vittorio osservava spesso la scena dalla finestra della cucina e rideva a crepapelle.

Poi un giorno d'estate, come spesso accade, Neri uscì di casa e non tornò più.
Ma la famiglia di Vittorio ancora oggi ne parla e sorride, ricordando quel gattone tigrato con l'istinto paterno e il polso fermo da generale dell'Esercito.

28/09/2010 21:36

Cloe e il fantasma
CLOE E IL FANTASMA
Cloe era arrivata a sorpresa in casa di Silvia, in un giorno invernale qualunque, come regalo del suo compagno Mario. Era un buffo batuffolo di pelo dal colore grigio e crema, con un musetto birichino e due occhi felini vivacissimi. Nonostante fosse minuta, quando faceva le fusa produceva un rumore incredibile! Quando Silvia si sedeva nel divano per leggere o studiare i suoi libri, Cloe le si accoccolava vicino, cercando talvolta di mettersi sopra le pagine, come se volesse dire: “Dai! Smettila di leggere! Gioca un po’ con me!”.
Silvia aveva un dono speciale: era una medium. Non di quelli che parlano con i morti e fanno sedute spiritiche o altre diavolerie da film dell’orrore. Lei in realtà parlava con il suo Spirito, un essere che non aveva nome né forma, fin da quando aveva quindici anni. Silvia chiedeva consiglio e lo Spirito rispondeva.
Una notte, Silvia fu disturbata nel sonno da una presenza ingombrante, pesante, che percepiva nella stanza. Cercò di scacciarla e di non farci caso, ma questa presenza si manifestò anche nelle notti successive, con insistenza sempre maggiore. Ispirava incubi alla mente di Silvia e lei si svegliava spesso urlando, nel cuore della notte. Ogni voltatrovava Cloe vicina a sé, oppure sul cuscino, pronta a consolarla con le sue fusa rumorose.
La cosa andò avanti per mesi e Silvia ormai non dormiva più. Da questo fantasma la tormentava, sognava spesso di un bambino maltrattato dalla madre e poi di un uomo di mezza età malato in un letto di ospedale. Non capiva il perché di tali incubi, finchè una notte Mario le suggerì di provare a contattare il fantasma come faceva con il suo Spirito … ”Sei medium! Perché non lo contatti e gli chiedi cosa vuole?”. In verità anche lei ci aveva pensato, ma aveva paura, perché quell’energia scura e pesante era altra cosa rispetto alla leggerezza che le ispirava il suo Spirito. Tuttavia, decise di ascoltare Mario e prese carta e penna…
Il fantasma si presentò, dicendo il proprio nome e cognome e perché era lì. Quando era in vita, abitava nella casa adiacente a quella dei nonni di Silvia. Raccontò una vita fatta di miseria e di tribolazioni, terminata in ospedale dopo un mese di coma dovuto ad un tumore al cervello in fase terminale. Voleva vendicarsi di un torto che aveva subito da bambino. Infatti a causa del nonno materno di Silvia non aveva potuto completare gli studi di scuola media ed ora se la prendeva con lei.
“Che cosa vuoi da me?” – scrisse Silvia sul foglio.
“Voglio che tu ti ammali e soffra come io ho sofferto!” – fu la risposta.
Silvia iniziò a fare ricerche e scoprì che questa persona era realmente esistita, che era un vicino di casa dei suoi nonni e che era morto di tumore dopo un lungo periodo di coma. Incredibile! Alcuni amici cari le consigliarono di accendere spesso l'incenso e di pregare per quest’anima, che rimaneva sospesa in un limbo di rabbia e di rancore, non potendo trovare la pace. Il suo Spirito le rimaneva sempre vicino e la consolava con parole di saggezza e di incoraggiamento. Ma la più tenace era la piccola Cleo, che non si staccava da Silvia nemmeno per un minuto e che ogni notte era lì vicina.
Passarono altri mesi, in cui Silvia continuò a dialogare con questo fantasma, per convincerlo a desistere dal suo proposito di vendetta. “Io non posso fare molto per te, se non pregare” – disse un giorno Silvia – “Però ti prometto che se un giorno avrò dei figli, mi impegnerò al massimo per farli studiare e perché abbiano l’istruzione, che a te purtroppo è stata negata”. Da quel momento le cose sembrarono migliorare e anche il sonno di Silvia divenne più sereno.
Ma un brutto giorno Cloe si ammalò. Iniziò a vomitare, poi a barcollare, a non mangiare più e a respirare con fatica. Silvia, preoccupatissima, la portò dal veterinario, che subito pensò ad un occlusione intestinale e la operò. Ma l’intervento non risolse le cose. Cloe peggiorava di ora in ora. Ad una settimana esatta dall’esordio dei sintomi, Silvia trovò Cloe sotto al divano, che tremava. La prese delicatamente e si accorse che aveva una paralisi dello sguardo. Sapeva che era un segno neurologico grave e pensò ad un ictus … ad un’embolia dovuta all’intervento … Mise Cloe nel trasportino e corse dal primo veterinario disponibile della zona. Nel tragitto in auto, Cloe ebbe una crisi convulsiva.
Il veterinario fu molto gentile e applicò a Cloe una maschera con l’ossigeno, le fece un’iniezione di cortisone e la tenne in osservazione per un po’. Poi si rivolse a Silvia dicendo: “Mi dispiace, signora, ma questi sono sintomi di tumore cerebrale”. “E si può fare qualcosa per curarla?” – disse Silvia tra le lacrime. “Purtroppo no. Possiamo solo cercare di non farla soffrire”.
Silvia riportò a casa Cloe, che ormai aveva lo sguardo vuoto e assente. Ma a tratti sembrava riprendere lucidità e fissava Silvia, forse in cerca di una carezza. Quando Silvia lo disse a Mario, lui la strinse forte e pianse. Era domenica e nessuno dei due doveva lavorare, perciò l’avrebbero trascorsa insieme.
D’un tratto, Silvia sentì il bisogno di contattare lo Spirito, per avere una parola di conforto e per capire cosa stava succedendo. Lo Spirito le disse: “Quando il fantasma ha cercato vendetta, ha riversato su di te molta energia negativa, ma Cloe ti ha fatto da scudo e ha deciso di ammalarsi al tuo posto, perché ti vuole veramente bene”. “Perché non hai fatto niente per impedirglielo?” – rispose Silvia arrabbiata e disperata. “Perché è una sua scelta” – rispose lo Spirito.
Cloe ormai era troppo debole anche per camminare e respirava a stento. Quando Mario la prese in braccio, per rimetterla sul cuscino del divano, lei esalò l’ultimo respiro e si afflosciò nelle sue mani.
Cloe tornò nel grande mare della vita.
Ogni tanto Silvia e Mario la ricordano con nostalgia … un batuffolo di pelo che rincorreva insetti e farfalle per tutto il giardino … una piccola pasticciona capace di un amore così grande.
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