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Storie di gatti

Ultimo Aggiornamento: 14/04/2011 16:40
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28/09/2010 21:36

Cloe e il fantasma
CLOE E IL FANTASMA
Cloe era arrivata a sorpresa in casa di Silvia, in un giorno invernale qualunque, come regalo del suo compagno Mario. Era un buffo batuffolo di pelo dal colore grigio e crema, con un musetto birichino e due occhi felini vivacissimi. Nonostante fosse minuta, quando faceva le fusa produceva un rumore incredibile! Quando Silvia si sedeva nel divano per leggere o studiare i suoi libri, Cloe le si accoccolava vicino, cercando talvolta di mettersi sopra le pagine, come se volesse dire: “Dai! Smettila di leggere! Gioca un po’ con me!”.
Silvia aveva un dono speciale: era una medium. Non di quelli che parlano con i morti e fanno sedute spiritiche o altre diavolerie da film dell’orrore. Lei in realtà parlava con il suo Spirito, un essere che non aveva nome né forma, fin da quando aveva quindici anni. Silvia chiedeva consiglio e lo Spirito rispondeva.
Una notte, Silvia fu disturbata nel sonno da una presenza ingombrante, pesante, che percepiva nella stanza. Cercò di scacciarla e di non farci caso, ma questa presenza si manifestò anche nelle notti successive, con insistenza sempre maggiore. Ispirava incubi alla mente di Silvia e lei si svegliava spesso urlando, nel cuore della notte. Ogni voltatrovava Cloe vicina a sé, oppure sul cuscino, pronta a consolarla con le sue fusa rumorose.
La cosa andò avanti per mesi e Silvia ormai non dormiva più. Da questo fantasma la tormentava, sognava spesso di un bambino maltrattato dalla madre e poi di un uomo di mezza età malato in un letto di ospedale. Non capiva il perché di tali incubi, finchè una notte Mario le suggerì di provare a contattare il fantasma come faceva con il suo Spirito … ”Sei medium! Perché non lo contatti e gli chiedi cosa vuole?”. In verità anche lei ci aveva pensato, ma aveva paura, perché quell’energia scura e pesante era altra cosa rispetto alla leggerezza che le ispirava il suo Spirito. Tuttavia, decise di ascoltare Mario e prese carta e penna…
Il fantasma si presentò, dicendo il proprio nome e cognome e perché era lì. Quando era in vita, abitava nella casa adiacente a quella dei nonni di Silvia. Raccontò una vita fatta di miseria e di tribolazioni, terminata in ospedale dopo un mese di coma dovuto ad un tumore al cervello in fase terminale. Voleva vendicarsi di un torto che aveva subito da bambino. Infatti a causa del nonno materno di Silvia non aveva potuto completare gli studi di scuola media ed ora se la prendeva con lei.
“Che cosa vuoi da me?” – scrisse Silvia sul foglio.
“Voglio che tu ti ammali e soffra come io ho sofferto!” – fu la risposta.
Silvia iniziò a fare ricerche e scoprì che questa persona era realmente esistita, che era un vicino di casa dei suoi nonni e che era morto di tumore dopo un lungo periodo di coma. Incredibile! Alcuni amici cari le consigliarono di accendere spesso l'incenso e di pregare per quest’anima, che rimaneva sospesa in un limbo di rabbia e di rancore, non potendo trovare la pace. Il suo Spirito le rimaneva sempre vicino e la consolava con parole di saggezza e di incoraggiamento. Ma la più tenace era la piccola Cleo, che non si staccava da Silvia nemmeno per un minuto e che ogni notte era lì vicina.
Passarono altri mesi, in cui Silvia continuò a dialogare con questo fantasma, per convincerlo a desistere dal suo proposito di vendetta. “Io non posso fare molto per te, se non pregare” – disse un giorno Silvia – “Però ti prometto che se un giorno avrò dei figli, mi impegnerò al massimo per farli studiare e perché abbiano l’istruzione, che a te purtroppo è stata negata”. Da quel momento le cose sembrarono migliorare e anche il sonno di Silvia divenne più sereno.
Ma un brutto giorno Cloe si ammalò. Iniziò a vomitare, poi a barcollare, a non mangiare più e a respirare con fatica. Silvia, preoccupatissima, la portò dal veterinario, che subito pensò ad un occlusione intestinale e la operò. Ma l’intervento non risolse le cose. Cloe peggiorava di ora in ora. Ad una settimana esatta dall’esordio dei sintomi, Silvia trovò Cloe sotto al divano, che tremava. La prese delicatamente e si accorse che aveva una paralisi dello sguardo. Sapeva che era un segno neurologico grave e pensò ad un ictus … ad un’embolia dovuta all’intervento … Mise Cloe nel trasportino e corse dal primo veterinario disponibile della zona. Nel tragitto in auto, Cloe ebbe una crisi convulsiva.
Il veterinario fu molto gentile e applicò a Cloe una maschera con l’ossigeno, le fece un’iniezione di cortisone e la tenne in osservazione per un po’. Poi si rivolse a Silvia dicendo: “Mi dispiace, signora, ma questi sono sintomi di tumore cerebrale”. “E si può fare qualcosa per curarla?” – disse Silvia tra le lacrime. “Purtroppo no. Possiamo solo cercare di non farla soffrire”.
Silvia riportò a casa Cloe, che ormai aveva lo sguardo vuoto e assente. Ma a tratti sembrava riprendere lucidità e fissava Silvia, forse in cerca di una carezza. Quando Silvia lo disse a Mario, lui la strinse forte e pianse. Era domenica e nessuno dei due doveva lavorare, perciò l’avrebbero trascorsa insieme.
D’un tratto, Silvia sentì il bisogno di contattare lo Spirito, per avere una parola di conforto e per capire cosa stava succedendo. Lo Spirito le disse: “Quando il fantasma ha cercato vendetta, ha riversato su di te molta energia negativa, ma Cloe ti ha fatto da scudo e ha deciso di ammalarsi al tuo posto, perché ti vuole veramente bene”. “Perché non hai fatto niente per impedirglielo?” – rispose Silvia arrabbiata e disperata. “Perché è una sua scelta” – rispose lo Spirito.
Cloe ormai era troppo debole anche per camminare e respirava a stento. Quando Mario la prese in braccio, per rimetterla sul cuscino del divano, lei esalò l’ultimo respiro e si afflosciò nelle sue mani.
Cloe tornò nel grande mare della vita.
Ogni tanto Silvia e Mario la ricordano con nostalgia … un batuffolo di pelo che rincorreva insetti e farfalle per tutto il giardino … una piccola pasticciona capace di un amore così grande.
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