Tra Sogno e Realta'

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Un Simbad poco serio!

Ultimo Aggiornamento: 01/03/2010 17:39
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OFFLINE
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Città: TORINO
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27/09/2009 18:44


Vedo, ogni giorno, passare il Professore mentre va a messa, lo vedo perché abito proprio di fianco alla chiesa e spesso sto alla finestra.
Conosco il Professore fin da quando ero piccolo e lui era in tivù ad un telequiz, ma non gli ho mai parlato, qualche volta avrei voluto dirgli che quando ero piccolo facevo il tifo per lui. Ma penso che queste cose gliele avranno detto un miliardo di volte e forse lui non ne può più.
Una mattina però, il Professore avanzava pianissimo appogiandosi al muro della chiesa, capii subito che stava male. Non ci pensai su due volte, corsi in strada, lo presi sotto braccio e gli chiesi: “Professore sta male?”
Lo chiamai Professore per fargli capire che lo conoscevo e poteva fidarsi, lui mi guardò e poi si afflosciò a terra, sgranò gli occhi e farfugliò qualcosa a proposito del mercato di ombrelli e di qualcosa che aveva visto….
Intanto era uscito dalla chiesa il sagrestano, che capì subito che stava succedendo e con il telefonino già faceva il 118, il professore mi afferrò un braccio e mi disse in un sussurro:”Il diavolo è al mercato e vende ombrelli!” poi svenne.
Passati circa sette minuti arrivò l’ambulanza che caricò il Professore e sirenò via a tutta velocità, il sagrestano, intanto, annunciò che andava a casa del Prof ad avvertire qualcuno di andare in ospedale..
Io rimasi li a pensare al fatto che la vecchiaia è proprio una schifezza: non basta stare male, si perde anche il senno. Poiché io abito proprio tra la chiesa e il mercato, pensai che potevo farci un giro per vedere se riuscivo a capire cosa avesse potuto impressionare così tanto il Professore.
Il mercato era, come al solito, un gran casino, con i banchi delle verdure da un lato e i banchi di tutte le altre cose dall’altro, con la gente in mezzo che spintonava con aria innocente.
Stavo gia chiedermi cosa accidenti ci facessi là, quando sentii gridare in napoletano: “Accatatave ‘o ‘mbrello ca rimane chiove!” -Ombrelli?- pensai e spintonando, con aria innocente, cercai di avvicinarmi al banco che vendeva ombrelli.
L’ombrellaio era un tipo magro, sulla cinquantina, non molto alto e vestiva un gessato con il gilè, aveva capelli grigi e ricci che sembravano strinati dal fuoco. Sul banco c’erano ombrelli di tutte le forme e colori, alcuni sembravano usati altri di foggia antica.
Tanto per fare qualcosa, e non rimanere così come un salame, gli dissi: “Duro vendere ombrelli in un giorno di sole!”.
Quello si avvicinò e in quel momento avvertii una zaffata di un odore, che ricordava un fiammifero acceso e subito spento. Lui, senza sorridere mi rispose: “Gli ombrelli servono anche per un sacco d’altre cose.”
Poi facendo finta di sistemare la merce mi chiese: “Sapete come sta il Professore?”
Senza pensarci risposi: “Ha avuto un malore ma penso che non sia nulla di grave!”
Ma subito sogiunsi: “Lo conosce? Come fa a sapere che non si è sentito bene?”
L’ombrellaio questa volta sorrise mostrando dei denti bianchissimi e perfetti e sussurò: “Conosco il Professore da un cofano di tempo, da quando era giovane e spaccone! Oggi mi ha rivisto dopo anni… forse si è spaventato!”
“Come faceva a sapere che l’avevo soccorso?” chiesi.
“Il Professore è sempre stato troppo curioso e pensavo che avrebbe mandato… qualcuno, e voi tenete la faccia del bravo giovane, scommetto che siete curioso pure voi…” disse l’ometto con fare malizioso.
Non so perché, mi sentii come se fossi stato scoperto a rubare la marmellata.
“Perché il Proff si sarebbe spaventato a vedervi?” chiesi dopo un po’.
“Quello, l’ho detto, da giovane era un po’…spaccone, non credeva proprio a niente e pensava che tutto era un gioco, così ha fatto un contratto con me…. Poi, tempo dopo, si è pentito e ha fatto annullare il contratto…magari mo penza che io sono arrabbiato…ma, invece, queste cose succedono continuamente, e io non ci posso fare niente…”
“Che genere di contratto a fatto con lei?” adesso ero veramente curioso.
“Ma… sapete… vincere al telequiz…rimanere giovane… le solite cose…”
Chissà perché mi passò per la mente il dottor Faust;
“ Macchè – dissi – ha fatto il contratto col diavolo?”
E lui mi guardò allargando le braccia e sorridendo, non ci potevo credere, da piccolo avevo una paura folle del diavolo, ed ora quest’ometto buffo e quasi simpatico era il diavolo in carne ed ossa,
cercando le parole dissi: “Così lei… sarebbe… il Diavolo?”
“No – rispose - non il Diavolo, ma un diavolo; voi direste, un povero diavolo, se sapeste…. Non è che le cose vadano molto bene, per esempio il Professore… dopo che ha firmato il contratto di vendita dall’anima…”
“Col sangue” Intervenni io.
“No, basta dell’inchiostro rosso, per fare scena...” Disse lui
“Ebbene, come dicevo, dopo aver firmato ed aver approfittato dei vantaggi per una ventina d’anni, che fa? Si pente e va a confessarsi, ora, dovete sapere che il prete neanche gli credeva, era uno di quei pretini giovani… progressisti,… ha pensato che era un po’ matto,… però gli ha dato lo stesso l’assoluzione, ora l’assoluzione del peccato di commercio col diavolo annulla il contratto, così sono rimasto con un pugno di mosche e per giunta in…sede mi hanno fatto una bella lavata di capo.”
“Ma allora il professore perché si è spaventato?” Chiesi.
“Eh, perché, perché…Lui non lo sa che il contratto non vale più, e così tiene ‘a paura di me…” rispose, poi aggiunse:
“Ma il Professore a me mi è sempre stato simpatico, potete rassicurarlo voi quando lo vedete, ditegli che avete parlato con Gennaro ‘o riavule.”
“ Sperando che vi creda…” Sogiunse con voce bassa.
Mi girava un po’ la testa, l’ombrellaio mi guardò sorridendo e chiese. “Voi non sareste interessato a ricchezza e fama… per caso?…” “No – gli risposi – io mi accontento!” E scappai via spintonando la gente senza innocenza.
Intanto sentivo gridare “Accatatave ‘o ‘mbrello ca si chiove s’abbagnano pure ‘e santi!”.

Jab
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25/01/2010 17:34

Il braccialetto brasiliano

Vincenzo lavorava, come addetto alla cucina, presso una mensa aziendale.
E anche quella mattina si alzò presto, fece la barba nel bagnetto con gli angoli del soffitto ammuffiti, che lo rendevano sempre un po’ triste.
In cucina ci trovò la moglie Maria e il figlio Davide che gli sorrise mentre mangiava il latte con il pane, non erano ricchi ma si facevano bastare lo stipendio di Vincenzo, la moglie malgrado gli affanni cercava di sembrare sempre contenta, perché la vita era già un peso e non la si poteva rendere peggiore con lamentele.
Quando Vincenzo fu sulla porta per uscire, il figlio gli corse incontro e gli legò al polso un braccialetto sottile e colorato dicendogli: “ E’ un braccialetto brasiliano dei desideri, se tu esprimi un desiderio, quando il braccialetto si rompe il desirerio si avvera, ma non devi romperlo tu apposta.”
Vincenzo un po’ si commosse, chiuse gli occhi, pensando a suo figlio alla moglie a quella sua casa che sapeva di minestrone.
Poi salutò la moglie e con lo sguardo le diceva - Ti voglio bene come il primo giorno! - e lei lo contracambiò con uno sguardo che diceva – Non ti cambierei nemmeno con il principe di Galles! - . Quindi uscì.
Sul tram vincenzo viaggiava in piedi, si teneva al mancorrente, e ogni tanto guardava il braccialetto brasiliano, gli veniva un groppo di commozione al pensiero del gesto di suo figlio.
Al lavoro il direttore della mensa lo accolse con il suo solito ghigno e subito lo subissò di compiti: pelare trenta chili di patate e tagliarle a fiammifero, pelare due casse di carote e tritarle, pelare un chilo di cipolle e tagliarle alla Julienne, preparare due chili di soffritto,tagliare a tocchetti una pancetta affumicata, poi darsi una mossa che doveva servire in linea.
Quando si avviò al lavoro, Olga la grassa e sadica cuoca lo guardò con malcelato piacere.
Mentre sciacquava le verdure Vincenzo guardava il braccialetto e trovava una certa qual forza nel sopportare le critiche di Olga: “ E queste ti sembrano patate a fiammifero?” oppure
“Quando ti sbrighi con quel soffritto?” e ancora ”Se continui cosi glielo dico al direttore che magari ti fa filare lui!” e i risolini degli aiuti-cuochi e dei cuochi, ad eccezione di Gualtiero che era il più vecchio dei cucinieri ed aveva fatto la gavetta percorrendo tutti i ruoli, dal basso, in cucina. Era l’unico che parlava, a volte, con Vincenzo e non mancava mai di ringraziarlo ogni volta che gli portava le cose da cucinare.
A mezzogiorno arrivarono i primi impiegati per mangiare e Vincenzo era dietro la linea di distribuzione tutto ripulito.
Poi arrivarono i Direttori, i Direttori Generali, i Dirigenti Superiori e tutti, nella mensa, erano ossequiosi e si prostravano fino a terra.
Mentre un Dirigente Supremo si faceva servire Vincenzo cercava, in tutti i modi, di sembrare efficente e professionale, ma il Dirigente Supremo lancio un urlo strozzato: “Che cos’è quello!?” disse additando il braccialetto di Vincenzo.
Fu chiamato il Direttore della mensa che, saputo dell’attentato all’igiene, mediante braccialetto, ordito da Vincenzo, ingiunse a quest’ultimo di togliersi l’orpello infettante.
Vincenzo cercava timidamente di far sapere che non poteva romperlo lui in quanto il desiderio….. A quel punto il Dirigente Supremo disse:”Cosa farfugli stupido! Te lo tolgo io quello schifo!” e cosi dicendo afferò il polso di Vincenzo e gli strappò il bracciale, rompendolo.
Nell’attimo stesso che il braccialetto si ruppe, il Dirigente Supremo cadde a terra: cadavere stecchito, insieme al Direttore della mensa, e tutti gli altri Direttori ed a un gran numero di impiegati, in cucina caddero morti cuochi, aiuti-cuochi ed anche Olga si afflosciò con un:
- Hahh!- morendo all’istante.
Gualtiero che aveva assistito a tutta la scena chiese: “Vincenzo che è successo?”
Con voce imbarazzata Vincenzo disse: “Si è rotto il braccialetto dei desideri….” Gualtiero che era uomo di grande, umana, esperienza chiese: “Che cosa avevi desiderato?”
Vincenzo, con aria assorta, rispose: “Che morissero tutti gli stronzi del mondo!” .
Gualtiero, con un mezzo sorriso, gratandosi la pelata disse: "Uhhhmmm! Pare che ce ne fossero davvero tanti!".
Nei telegiornali, della sera, gentili e simpatici mezzi-busti, che non si erano mai visti, dettero la notizia che in tutto il mondo si era assistita all’improvisa moria di un numero enorme di gente, interi eserciti guerregianti si erano spenti e con essi le guerre che combattevano, negoziati di pace che si trascinavano da anni si erano conclusi velocemente, con soddisfazione di tutte le parti in causa. In Parlamento erano sopravvissuti undici deputati, fra Magioranza ed Oposizione, ed insieme avevano varato leggi nuove che miglioravano la vita di tutti i cittadini.
In tutto il mondo, a parte il problema di celebrare così tanti funerali, sembrava fosse nata una Nuova Speranza.
Per una generazione il mondo visse nella comprenzione reciproca e nella pace, poi, pian piano, le cose tornarono come una volta. Perché certe mamme sono sempre incinte.



Torino 26-3-2007

Jabans
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“Noi non siamo degli esseri umani che hanno un'esperienza spirituale, ma degli esseri spirituali che hanno un'esperienza umana.”

Teilhard de Chardin
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01/03/2010 17:39

Questa è una storia vera (purtroppo), il Simbad è stato eseguito a metà Febraio 2009


Un post vergognoso

Chiedo scusa in anticipo, non voglio sminuire niente e nessuno, l'utilità di questo scritto è pari a zero.
Ma è un po' di tempo che ci penso e d'altra parte a chi la racconto questa cosa, se non a voi che potete capire?
Ma vado con ordine:

Anche se ero sicuro di non essere addotto ho fatto due Simbad, sono le cose accadute in questi Simbad ad essere vergognose.
Ritengo il Simbad una tecnica fantastica e al momento per me è il massimo per l'auto-liberazione delle ingerenze aliene.
Provo un certo qual imbarazzo a raccontarvi che lo adoperato pur non avendone necessità, ma la mia curiosità, come al solito, ha vinto sul buon senso.
Leggo spesso di persone che hanno difficoltà a praticare questa tecnica, che vi si avvicinano con timore ed apprensione. Naturalmente anch'io la prima volta ero un bel po' teso, mi dicevo: "Metti che scopri di essere addotto, ti toccherà fare tutto il lavoro, sarà lungo, te lo immagini uno sfaticato come me? E poi pensa che botta per il tuo ego, il grande Jab scopre che gli alieni lo fregano come niente e chissà da quanto tempo, e sono tanto salame da non essermi mai accorto di niente!"
Poi cercavo di rincuorarmi: " Ma dai, vedrai che è come quella volta, da piccolo, che tutti i tuoi cugini avevano la tenia, e tutti erano sicuri che ce l'avevi anche tu, ti ricordi che paura? e poi non avevo niente, già, come mai non avevo la tenia? Lo vedi che sono sempre stato un po' strano? Magari agli alieni non stava bene che avessi la tenia…. Mo basta! eh! Le cose si fanno, poi si ragiona! Non fare il cretino!"
E così mi mettevo comodo, mi rilassavo e poi rimandavo tutto. Nel 'rimando' sono un maestro!
Poi finalmente una sera ho cominciato, mia moglie si guardava il suo telefilm preferito (Barrnaby), anzi due episodi, i ragazzi, uno era uscito e l'altro stava al computer: almeno due ore e mezza di solitudine.
In camera da letto metto un pigiama leggero e mi stento sul letto, posizione del morto: la mia asana preferita.
Mi rilasso completamente, anche la mente si acquieta, anzi ora è persino un po' euforica, farò un lavoro coi contro fiocchi, lo sento.
Creo la stanza, ci metto tutto quello che penso c'è in uno studio televisivo, un sacco di particolari, più un odore di cavi elettrici (che mi dimentico subito dopo). C'è persino un po' di pubblico, i riflettori mi impediscono di vederli, ma so che ci sono. Sulla scena vi è un tavolo ovale con alcune sedie, non le 'considero' molto, mi conosco: mi chiederei se sono comode, come sono fatte e di che materiale (sono un dannato perfezionista).
In piedi presento lo show: "Buonasera a tutti! Questa sera parleremo di 'Me e le interferenze aliene' avremo graditi ospiti, chi potrà gettare una luce definitiva su questo argomento."
Mi siedo e senza por tempo in essere, aggiungo: " E' con grande piacere che vi presento il primo ospite: la mia Anima!"
Dall'unica porta che c'è, di fianco alla scena, entra una ragazza, non molto alta, con i capelli neri che le arrivano appena sulle spalle, indossa un vestito come quello delle indiane d'America, bianco con corte frange, ho una visione in primo piano del suo viso, sorride ed ha due fossette vicino alla bocca.
Le dico: " Prego Anima, si avvicini allo specchio, qui si usa così."
Lei si avvicina allo specchio, che mi rimanda la sua stessa immagine, comincia a specchiarsi come fanno tutte le donne, di lato, tutti e due i lati, si guarda la schiena e poi guardandomi nelle specchio mi chiede: "Sto andando bene?"
Lo dice sorridendo, capisco che non è affatto preoccupata, sembra divertita, come chi fa una cosa solo per compiacerti.
Indico il tavolo e dico: " Si accomodi"
Lei, alza gli occhi al cielo e si siede di fronte a me a destra.
Invito Spirito, entra un uomo di una certa età con un pizzetto grigio, si ferma per un attimo fa un gesto alla platea e sorride, il pubblico applaude, indossa un abito dalla foggia antiquata una cravatta Lavalier ed un cappello floscio, rimango un attimo a guardarlo, e lui fa un gesto come per dire dai vai avanti, lo mando davanti allo specchio, qui anche lui si specchia si aggiusta i risvolti della giacca, si è proprio lui.
Si avvicina al tavolo, fa il baciamani ad Anima e sussurra un: "Madame."
Siede a destra di Anima e mi strizza l'occhio.
Quando faccio entrare Mente si presenta un giovanotto che assomiglia a me senza barba, è vestito in modo orribile camicia con le maniche arrotolate, jeans e delle scarpe come quelle dei clown appena lo penso gli spunta anche il naso rosso, mi guarda, sorride ed allarga le braccia, mentre si specchia mi accorgo che ora ha anche una giacca da clown, senza maniche, ed una borsa di stoffa, una specie di grosso tascapane. Anche lui è identico nello specchio.
A questo punto chiedo se ci sono altri ospiti, guardiamo tutti e quattro verso la porta, ma non succede nulla, dopo un po' chiedo di nuovo, niente, sento che il pubblico rumoreggia, a questo punto dico ad alta voce: "Siamo sicuri?"
La triade scoppia a ridere e così il pubblico, rimango divertito anch'io.
Chiedo ad Anima se vuol dire qualcosa, lei fa cenno di si e poi dice, con tono dolce: "Piccolo caro, è proprio necessario che ci parliamo come… - sembra cercare la parola- come degli estranei?"
Mente corregge: "Usando il lei!"
Spirito alzando un sopracciglio: "Lei, chi?"
E di nuovo giù a ridere, come bambini.
Sono un po' contrariato da questo atteggiamento, vorrei giustificarmi dicendo che io a quelli che non conosco do sempre del lei, ma interviene Mente che ridendo dice: "E' che si è immedesimato nella parte del conduttore!"
Spirito aggiunge: "Ragazzo mio, sei incorreggibile!"
A questo punto dico: " Penso che un po' di allegria vada bene, ma vorrei un po' di serietà, nel fare questa cosa."
Mente si gira verso gli altri e dice: "Adesso tira fuori che è un esperimento scientifico, vedrete"
"Scusa Mente, secondo te che cos'é?" Dico.
"Una cosa inutile!" Ribatte lui.
"Ma scusa tu non dovresti essere la mente indagatrice, piena di curiosità?" Chiedo.
"No, no, il detective curioso sei tu!" Dice sorridendo.
"Allora non vi dispiacerà se vi faccio delle domande?"
"Alla buonora! Almeno si fa qualcosa!" Sospira mente.
Anima si sporge verso di me e dice: "Si,si dai! Domande facili però!" Sembra entusiasta.
Spirito si accarezza il pizzetto e sorride in modo ironico, mi fa venire in mente qualcuno, ha una faccia familiare.
Mente interviene: "Ah, questa è facile, Spirito somiglia a Malatesta!"
E Spirito: "Malatesta chi? L'anarchico? Ma se sono un conservatore!"
Scoppiano di nuovo tutti a ridere, io la battuta non l'ho capita, o forse si? Non lo so.
Spirito, finalmente, asciugandosi un po' le lacrime, mi fa: "Dai ragazzo mio, comincia con le domande, ma niente più battute, se no, mi farai scoppiare!" E naturalmente ridacchiano ancora.
Sto per cominciare, ma Anima comincia a guardarsi intorno come se cercasse qualcosa, Mente prende il suo tascapane tira fuori un ventaglio di piume bianche e chiede: "Signora, cerchi questo?"
Ed Anima: "Oh, grazie! cosa farei se non ci fossi tu?"
Spirito tira fuori dalla giacca un sigaro ed un accendino vecchio stile, a benzina, e mi chiede: "Vero che non ti dispiace se fumo?"
A questo punto sono un po' scocciato, sembra facciano di tutto per perdere tempo. E poi parlano senza che faccio domande, penso se sia normale. Comunque acconsento al fumo.
Intanto Mente tira fuori dal tascapane una lattina verde, la vedo per un attimo in primo piano, sopra c'è scritto 'Sprite'.
Spirito lo guarda e gli fa: "Con quella roba avremo una Mente gasata!"
Ennesimo scoppio di risa.
Sto per dire a Spirito di non far lo spiritoso, ma scoppio a ridere prima di dirlo, naturalmente ridono anche loro.
A fatica ci ricomponiamo.
Faccio la prima domanda: "Anima, conosci queste altre due parti? Cioè Spirito e Mente?"
Lei agitando il ventaglio risponde: "Ma certamente, piccolo caro!"
"E da quanto tempo?" Chiedo ancora.
Lei rimane in silenzio guarda Spirito e Mente, poi mi dice: "Avevi promesso di fare domande facili!"
Ribatto che non ho promesso niente!
Mente interviene dicendo: "No, l'hai promesso! Ho sentito quando l'hai pensato!"
Non ho scampo, dico: "Chiedo scusa, non me ne sono accorto!"
Mente sbruffa: "Andiamo bene!"
Interviene Spirito, rivolgendosi prima ad Anima, poi a me: "Col tuo permesso Madame, rispondo io. Ci conosciamo da quando tu hai imparato a fare la pipì all'impiedi!"
"A quattro anni!, Per la precisione!" Aggiunge mente.
Per un attimo ho la visione di me che mi tiro sulle punte dei piedi per fare la pipì nel water, poi esco fuori ed annuncio a tutti che sono diventato grande!
Questa cosa non la ricordavo più e mi commuovo, rivedendo mia madre che mi applaude.
E' Mente a scuotermi: "Evviva! Un grande momento!"
"Quando ho fatto la pipì?" Chiedo.
"No, quando ci siamo conosciuti! Tu ti sei voluto bene e volevi bene a tutto il mondo! Noi ci siamo conosciuti in quel momento!" Dice Spirito.
Poi comincia a ridere ed aggiunge: "Ci hai benedetto con l'acqua santa!"
Ricominciano di nuovo a ridere, Spirito mi guarda e mette una mano sulle spalle di mente, scoppio a ridere anch'io, fare il Simbad mi sembra una grande sciocchezza in quelle condizioni, così dico: "Va bene, riuniamoci in una cosa sola e chiudiamo qui!"
L'ultima battuta è di Mente: "Cerca di ricordartelo tu, piuttosto!".
Decido che non farò più il Simbad, ma invece, un mese dopo lo rifeci per chiedere se era una buona cosa iscrivermi al forum.
E in quella occasione Spirito raccontò un sacco di storielle, ma questo è un altro racconto.

Torino Primo Marzo 2010
Jabans
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Teilhard de Chardin
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