È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

Tra Sogno e Realta'

Visita il forum Libri e dintorni

Image and video hosting by TinyPic

 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Rapporto Pellican

Ultimo Aggiornamento: 24/07/2008 22:40
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 6
Città: MILANO
Età: 42
Sesso: Maschile
24/07/2008 22:39

Finalmente fu davanti al maniero.
Era una grande struttura a pianta ottagonale, fatta di grosse pietre rettangolari di diverse tonalità di grigio dai contorni imperfetti.
Il tetto leggermente spiovente era ricoperto di tegole, che un tempo dovevano essere rosse, ma che ormai risultavano varie tonalità di bruno.
Sui lati svettavano a ogni piano grandi finestroni scuri, dal telaio metallico, che terminavano in una punta aguzza lievemente arcuata.
Vista dall'esterno l'abitazione non sembrava presentare danni rilevanti, appariva però molto trascurata.
La vegetazione aveva già incominciato ad inghiottirla: parte delle mura presentavano già folti rampicanti e arbusti, cresciuti velocemente e in maniera anomala, grazie anche all'eccessivo irradiamento da A.D.A.M..
Un grande portone di legno massiccio con delle borchie quadrate di ferro battuto, faceva da entrata.
A guardia c'erano due leoni di pietra in posizione di sfinge, con le fauci aperte e lo sguardo aggressivo.

Fece un giro attorno all'edificio, per vedere da che parte fosse meglio entrare.
Ma non vi erano brecce nelle mura e tutte le finestre erano ancora intatte.
Per quanto provasse, non riuscì a vedere attraverso i vetri: erano fatti in modo da poter guardare da dentro a fuori senza essere visti, ma non da fuori a dentro.
Pertanto se ne tenne lontano, onde evitare di essere avvistato da eventuali ostili posti di guardia all'interno.
Dopo aver terminato la ricognizione, aprì sul palmare la pianta dell'edificio per analizzare nel dettaglio la struttura interna e trovare il punto di entrata migliore, per quella situazione.
Preferiva mantenere basso il profilo e se possibile escludere dalle eventualità, l'accesso all'interno tramite la grande entrata.
La struttura se pur semplice era ben congeniata: gli unici punti di ingresso alternativi erano le finestre e il comignolo posto su un lato a più di tre piani di altezza.
Si recò nella zona nord, dove la vegetazione aveva ricoperto la maggior parte della facciata e lanciò il rampino sul tetto agganciandolo saldamente.
Iniziò a scalare il muro e quando fu davanti alla finestra del secondo piano si preparò a fare irruzione.
Prese dalla tasca del pantalone l'immancabile rotolo di nastro adesivo in fibra, ottimo per le riparazioni sul campo dell'equipaggiamento e altamente versatile.
Non era mai andato in missione senza.
Mise vari strati di scotch su una parte del vetro: questo richiese un po' di tempo, perché aveva una sola mano libera, poiché con l'altra doveva continuare a reggersi alla corda.
Una volta finito, si puntò coi piedi alla parete estrasse il pugnale e con l'impugnatura colpì il cristallo.
Ci vollero diversi colpi per iniziare a vedere i primi segni di cedimento.
Era molto spesso e rinforzato da pellicole speciali.
Dopo una decina di colpi si creò solo una piccola fenditura.
Gli venne un' idea.
Impugnò la lama ghiacciata e la conficcò nella frattura più che poté e vi versò sopra dell'acqua.
Attese qualche minuto e il vetro iniziò a raffreddarsi e a congelare piano piano.
Quando lo ritenne abbastanza freddo rimosse il pugnale e prese in mano la lama rovente.
La piantò di nuovo nello stesso punto e si sentì un sonoro “crack”.
Grazie allo sbalzo termico era riuscito a indebolire la struttura cristallina che si ruppe formando diverse crepe.
Bastò un destro ben assestato per aprire definitivamente un breccia nella finestra.
Il nastro isolante attutì l'urto e non fece cadere troppe schegge a terra.
Era un piccolo trucco che usava quando doveva entrare in qualche luogo di soppiatto, senza essere sentito.
I suoi calcoli erano risultati corretti, si era intrufolato nella biblioteca.
L'enorme stanza conteneva decine di migliaia di tomi, alcuni posti aperti sulle grandi scrivanie di legno massiccio, altri impilati agli angoli di grandi scaffali.
Qua e là si potevano leggere quaderni con appunti scritti da diverse persone.
Sembrava che la vita si fosse interrotta all'improvviso.
Ora tutto era coperto da ampi strati di polvere che ingrigiva l'intera stanza e il pavimento.
Nessuno era più entrato li da diverso tempo.
Ispezionò l'area senza trovare nessuna traccia di persone o animali: proprio come immaginava.
Cercò di uscire dallo stanzone ma la grossa porta di legno risultava chiusa a chiave dall'esterno.
L'ingresso si apriva verso l'interno quindi non poteva essere sfondato con un calcio.
Prese dallo zaino un coltellino multiuso e iniziò a sfilare i cardini dall'uscio.
Benché fossero arrugginiti l'operazione non richiese molto tempo.
Quando ebbe finito poggiò l'intera porta a terra e si trovò nel corridoio.
Controllò di nuovo il palmare per poter dirigersi verso due stanzoni molto grandi che, secondo lui, avrebbero potuto accogliere le strutture elettroniche dei ricercatori: in quei luoghi avrebbe potuto trovare qualche indizio su ciò che era accaduto lì dentro.
La corsia percorreva tutta la circonferenza della casa e si diramava in stanze, sia destra che a sinistra.
Molte delle porte che incontrava risultavano chiuse, oppure all'interno vi trovava dei mobili coperti da teli, sintomo che quelle stanze non furono mai usate.
Passò oltre, finché non trovò una stanza appartenuta ad uno dei membri dello staff.
Chiuse la porta dietro di se e si mise alla ricerca di indizi.
Anche qui trovò libri e tomi su argomenti pressoché sconosciuti al ragazzo, alcuni in lingua incomprensibile altri scritti con caratteri simili a quelli incisi sulle armi che possedeva.
Cercò appunti specifici, o qualche tipo di diario.
I ricercatori di solito solevano tenerne uno.
Ma non trovò nulla.
Accese allora il terminale posto sulla scrivania.
Era un portatile e con pizzico di fortuna, la batteria sembrava possedere ancora un barlume di carica.
Ebbe giusto il tempo di trasferire l'intero hard disk sul suo palmare, poi si spense del tutto.
Navigò nei file ma non trovò nulla di utile, si trattava di schemi, diagrammi, risultati dei test, ma nulla che facesse presagire qualche incombente catastrofe, o che spiegasse la repentina scomparsa di tutto il personale.
Il ragazzo iniziò a pensare che un giorno di botto, tutte queste persone fossero sparite magicamente.
-”Bah...”-Sospirò-”Non è che ci sarebbe da meravigliarsi se fosse accaduto sul serio...”-
Trovò dei file criptati, ma il computer da polso non riusciva ad aprirli.
Così lanciò un programma per crackare la protezione ed estrarre i dati.Ma questo richiedeva una quantità di tempo indefinita.
Mentre il bracciale lavorava in background, decise che fosse meglio proseguire.
Mentre stava per uscire, l'occhio gli cadde su foglietto di carta che spuntava con due angoli da un libro, posto su una mensola a muro.
Prese il volume e lo aprì alla pagina segnata.
Lingua intraducibile.
Però il foglio risultò comunque utile: era una fotografia in cui c'erano tre uomini in camice bianco che sorridevano in posa, dentro uno studio con dei macchinari.
Uno di quei tre sembrava il ragazzo i cui resti giacevano su un albero a cinque chilometri circa da li.
Prese la foto con se, segnò il luogo del ritrovamento sulla piantina elettronica e poi avendo osservato i particolari fotografati cercò di fare una stima delle proporzioni della stanza raffigurata.
Sembrava essere un locale nella parte nord est della struttura al piano di sopra.
Sarebbe stato il terzo luogo che avrebbe controllato.
Lasciò la stanza e percorse pochi metri del corridoio, prima di iniziare ad avvertire un lieve stridio di metallo.
“Bip”.
Il sensore di movimento dava qualcosa in lento avvicinamento proprio dalla zona della biblioteca da cui era entrato poco tempo prima.
Tornò su suoi passi piano piano, accucciandosi dietro qualsiasi cosa gli capitasse a tiro.
Non che ci fosse poi molto dietro cui nascondersi: in quel corridoio vi erano solo piccoli tavolini, sedie e di tanto in tanto vecchi mobiletti con dei piccoli cassetti.
Lo stridio si faceva più forte, a ritmo cadenzato.
Non ci aveva fatto caso prima, ma per terra vi erano tanti solchi uno accanto all'altro che formavano una larga striscia consumata.
Come se qualcuno girasse continuamente per la corsia trascinando qualcosa di pesante.
Ebbe un brutto presentimento.
Aprì una di quelle stanze vuote ispezionate poco prima e aspettò con la porta lievemente accostata che quel qualcosa gli passasse davanti.
Era dannatamente lento.
Finalmente fu abbastanza vicino da sentire distintamente dei passi.
Ma dalla fessura non poteva ancora scorgere nulla.
Chiuse le porta e aspettò che lo oltrepassasse, per poi poter controllare senza essere visto.
La lenta camminata sembrava interminabile; il ragazzo iniziava ad avvertire un senso di disagio e irrequietezza.
La fronte iniziava ad imperlarsi di tante goccioline di sudore che scivolavano via lungo il viso una alla volta.
L'essere passò la porta.
In perfetto silenzio Ioria aprì l'uscio quel tanto che bastò per poter osservare la creatura.
La pupilla si dilatò e trattenne il respiro, incredulo.
Era un essere umanoide, magro, alto almeno due metri e mezzo.
Aveva solo degli stracci che a malapena gli coprivano il pube.
Sembrava non avere la pelle: si potevano vedere benissimo i tendini e le fibre dei muscoli; uno spettacolo orribile.
Ne aveva viste davvero tante, ma mai si sarebbe sognato un abominio del genere.
Questo essere si trascinava dietro un grosso spadone metallico, tutto arrugginito e sporco di sangue rappreso.
La lama lunga due metri era sbeccata in più punti e l'elsa era senza impugnatura, fatta solo di metallo corroso.
La parte che toccava il suolo era ormai vistosamente consumata e aveva totalmente perso l'affilatura.
Ioria era pietrificato, non poteva muoversi e non gli restò altro da fare che aspettare.
Il sudore scendeva copioso e un lieve tremolio si era impossessato del suo corpo.
L'essere si fermò.
Il ragazzo ebbe un sussulto interno, ma fuori non si mosse di un millimetro.
L'abominio annusò l'aria una, due, tre volte.
Si girò di scatto e guardò Ioria fisso negli occhi.
Il ragazzo fece una smorfia quasi di dolore, cadde all'indietro sui palmi terrorizzato e senza fiato.
Il volto di quella creatura era completamente scarnificato, i denti gialli senza labbra, totalmente esposti in un ghigno raccapricciante e immobile.
Gli occhi completamente neri, galleggiavano nei bulbi oculari pieni di sangue.
Lanciò un grido stridulo che sembrò squarciargli in due la testa e il ragazzo fu perso.
L'essere balzò in avanti e con un colpo di spada distrusse la porta e parte del muro in un fragore micidiale.
Il ragazzo arrancava, tentava di allontanarsi da lui ma non ce la faceva non si reggeva sulle gambe.
L'obbrobrio lanciò un altro urlo e iniziò a percuotere lo spadone per terra generando un frastuono metallico tremendo.
Ioria si sentì venire meno e la vista gli si offuscò.
Quando riaprì gli occhi vide la lama che incombeva su di lui pronta per sferrare il colpo mortale.
Afferrò d'istinto i due pugnali, li estrasse e li incrociò per difendersi e chiuse gli occhi.
L'enorme gladio colpì in pieno le lame: con un grande clangore si generarono migliaia di scintille e schegge metalliche.
La creatura venne sbilanciata all'indietro e il ragazzo venne sbattuto violentemente contro uno scaffale, che nell'impatto si distrusse e lo sotterrò sotto una montagna di pezzi di legno e libri.
Dolorante, Ioria si fece forza e non aspettò inerte il secondo fendente.
Si alzò in piedi e si mise in posizione di attacco.
L'essere riprese il controllo della spada, buttò nervosamente indietro il capo scuotendolo e dilaniò di nuovo l'aria con le sue grida.
Poi caricò il colpo dall'alto verso il basso, portandolo con entrambe le mani.
Il colpo venne agilmente schivato e la lama si conficcò nel pavimento duro.Per qualche istante ebbe il fianco scoperto.
Il ragazzo infilò entrambi i pugnali nel costato producendo un rumore di ossa e tendini che si spezzavano.
Fu il caos più totale.
Tra le urla strazianti, la creatura colpì il ragazzo con l'avambraccio facendolo scivolare lontano da lui a diversi metri, nel mezzo del corridoio.
Poi prese ad agitarsi in preda alle convulsioni, dolorante.
Impazzì totalmente e incominciò a distruggere tutto ciò che gli capitava a tiro, poi afferrò di nuovo la spada e prese ad agitarla, continuando a radere al suolo tutto ciò che incontrava sul suo cammino, muri compresi.
Ioria si alzò in piedi, si asciugò il sangue che gli copriva gli occhi e andò all'attacco.
Evitò due fendenti circolari a destra e a sinistra, poi rotolò tra le gambe dell'abominio e quando gli fu dietro, gli recise entrambe i tendini dei talloni.
La creatura cadde di botto sulle ginocchia, agitandosi e urlando in un lago di sangue scuro.
Lo spadone volò e si conficcò a metà altezza dentro ciò che rimaneva della parete.
Il ragazzo prese dallo zaino una granata, levò la sicura e la gettò addosso a quell'essere indescrivibile e si mise al riparo.
La deflagrazione fece crollare i muri di tre stanze consecutive e le macerie seppellirono i resti bruciati del mostro.
Con sorpresa scoprì che ne' il pavimento ne' il soffitto erano stati intaccati eccessivamente dall'esplosione.
Si sedette in un angolo e riprese fiato.
Guardò il palmare per accertarsi del suo stato di salute: le sue condizioni nonostante gli urti e le ferite erano ancora buone e non aveva bisogno di cure specifiche.
Se non fosse stato per il corpetto e le armi, sarebbe morto al primo impatto, con tutte le ossa rotte.
Una volta ripresosi dalla lotta, analizzò ciò che rimaneva del cadavere.
Raccolse anche qualche esemplare e si rese conto, con sommo disgusto, che il tessuto con cui era vestito, in realtà erano brandelli di pelle umana.
Aveva visto abbastanza: doveva trovare il dottore al più presto e poi avrebbe potuto levare le tende.
Con tutto quel casino l'effetto sorpresa era andato a farsi benedire, quindi tanto valeva non andare troppo per il sottile.
Corse lungo la corsia e arrivò a uno dei due saloni.
Una porta metallica bloccava l'accesso.
A lato un tastierino alfanumerico.
Lo aprì e si accorse che passava ancora della corrente nell'impianto: qualcosa o qualcuno stava mantenendo in funzione il generatore principale.
Almeno quella fu la sua ipotesi.
Mandò in corto il meccanismo di sicurezza e le porte si spalancarono.
Una volta all'interno, per un istante, gli sembrò di trovarsi assieme al vecchio Kalimshi nell'hangar S2.
O almeno così avrebbe voluto che fosse.
Vi erano macchinari tecnologicamente avanzati, computer e monitor.
Accese uno dei terminali ma non vi trovò nulla di nuovo.
Ne controllò un altro e un altro ancora, ma ancora niente.
Poi vide che vi erano delle telecamere, che probabilmente servivano per documentare gli esperimenti.
Una di esse sembrava ancora collegata a uno schermo.
Avviò il programma e guardò le ultime registrazioni.
Ciò che vide non si poté commentare.
Continuò a osservare i video con la mano portata alla fronte, come quando gli danno fastidio i raggi del sole: era una vista che non poteva sopportare.
Lo staff sembrava sperimentare pratiche magiche estremamente proibite: questo capii da quello che vide.
Nei video però non gli era sembrato di scorgere il dottor Yaara.
Salvò le registrazioni come prova, sul suo palmare.
Uno degli obiettivi era finalmente stato raggiunto.
Ora che sapeva che fine avesse fatto lo staff, doveva solo cercare il dottore, o quello che ne rimaneva.
Si recò nel secondo locale adiacente al primo, da cui si poteva accedere direttamente tramite una porta scorrevole.
Ebbe conferma di ciò che aveva trovato nelle registrazioni.
A terra vi erano svariati cerchi alchemici, alcuni, senza dubbio, fatti col sangue.
In tutta la stanza l'odore di marcio e interiora era reso sopportabile solo grazie alla maschera ben allacciata al volto di Ioria.
Sembrava che alcuni ricercatori furono stati sacrificati per eseguire alcuni dei riti più potenti.
Quanti però non riusciva a determinarlo, le parti umane erano sparse ovunque, consumate dal tempo e dall'aria.
Non gli restava che controllare il piano di sopra e quello inferiore.
Si spostò verso la zona più interna della struttura dove dovevano esserci delle scale.
Una volta salito al piano superiore si diresse direttamente verso l'obiettivo.
Mancavano poche decine di metri, quando il palmare emise un cicalio a basso volume.
Aprì una stanza a caso e dopo aver richiuso la porta si inginocchiò per terra.
Il bracciale aveva terminato di decriptare i file nascosti, ora erano quasi totalmente leggibili.
Si trattava di una specie di diario.
Pare che il ricercatore che alloggiava in quella stanza, stesse studiando un modo per potenziare il corpo umano usando la magia.
Tutti gli esperimenti che fece erano infruttuosi ed era in un punto di stallo.
Poi più nulla di interessante, solo i soliti diagrammi, disegni e commenti sugli altri membri del gruppo.
Pare che il dottore non fosse molto ben visto.
Tutto normale fino a delle annotazioni risalenti a circa un anno e mezzo prima delle interruzioni delle comunicazioni con la base.
Sembrava che dopo lunghe ricerche finalmente avesse raggiunto dei risultati, anche se non capiva bene quale tipo di risultati fossero.
Le sue ricerche si sbloccarono dopo aver usato dei testi antichi, che si era procurato in maniera illegale.
Poi il resto erano solo le parole di un folle esaltato dai propri studi.
Chi avesse fornito il materiale al mago e come fosse riuscito a fargli passare i controlli non veniva menzionato.
Il diario termina con delle euforiche esclamazioni poco prima di un importante test.Poi più nulla.
Chiuse i file e uscì dalla stanza.
Raggiunse il salone e mentre si preparava a far saltare la serratura elettronica si accorse che il passaggio era libero.
Esitò a entrare.
Controllò sul palmare se ci fossero altre vie di accesso.
Nessun'altra entrata portava all'interno del locale, l'unico modo per controllare che non fosse una trappola erano i tre finestroni.
Ma dall'esterno non si poteva guardare dentro la stanza e quindi non ebbe altra scelta che proseguire.
Afferrò saldamente i pugnali e poi oltrepassò l'uscio.
Le porte si richiusero automaticamente dopo il suo passaggio.
Le finestre erano state coperte e facevano filtrare pochissima luce.
I raggi di sole fendevano come spade, l'aria immobile, evidenziando i granelli di polvere, che galleggiavano lentamente, sospesi nell'atmosfera.
Si addentrò sempre più e avvertì un sommesso brusio venire dal fondo.
La scarsa luminosità non gli permetteva di vedere cosa producesse tale rumore.
Proseguì ancora e dopo aver superato dei macchinari enormi vide quella che sembrava una struttura di metallo e telo.
Erano le tipiche strutture modulari usate dal personale medico per creare una zona antisettica in cui poter operare.
Il brusio proveniva da li.
Si avvicinò di soppiatto e con il pugnale rovente aprì un buco sciogliendo parte della copertura, senza emettere alcun rumore.
Dentro c'erano cinque esseri disposti lungo il perimetro di un cerchio alchemico, illuminati tenuemente da delle candele nere sparse in giro.
Indossavano tutti una lunga e logore veste nera, dai contorni sudici e sfilacciati.I volti erano nascosti sotto i cappucci e le braccia erano conserte con le mani celate dentro le larghe maniche.
Il brusio aumentò.
Era una litania, una specie di preghiera ripetitiva, in una lingua incomprensibile, dai suoni gutturali e animaleschi.
Ioria si sentiva d'un tratto come drenato nelle forze.
La testa iniziò a girare e fu come catturato da una sensazione di malessere che lo rendeva debole.Cadde in ginocchio.
Il cerchio cominciò a pulsare di rosso, come se vi scorresse dentro del plasma.
Gli accoliti estrassero le lunghe e ossute mani e le protesero in avanti.La loro pelle era violacea e secca, come quelle delle prugne e le unghie erano lunghe e luride, come artigli consumati.
La preghiera aumentò di volume e intensità e il ragazzo che ormai non stava più guardando era pallido e sudato, quasi accasciato a terra.
Gli incappucciati presero dalle cinte dei coltelli neri e si tagliarono tutti il polso sinistro.
Il loro sangue bruno e avvizzito colò denso nel mezzo del cerchio e le candele si spensero.
Nel buio più totale Ioria gattonò a tentoni, cercando di allontanarsi da quel posto maledetto.
Dietro di lui la litania proseguiva e si aggiunse un altro verso, un mormorio che sembrava provenire dal profondo di un abisso.
Dalla tenda uscì un essere fatto interamente d'ombra.
Non si vedevano i contorni si potevano solo intuire.
L'unica cosa che si vedeva molto bene erano i due lucenti occhi completamente rossi, tondi e inespressivi, senza pupilla né palpebre.
Si sentì un verso, simile al sibilo dei serpenti e al fischio di un treno assieme.
Una cosa che sembrava una mano sembrò attraversare il petto del ragazzo e afferrargli il cuore.
Le sue urla strazianti si diffusero per tutto il piano per poi affievolirsi lentamente, come soffocate.
Quell'ombra gli drenava ogni filo di energia e nella sua mente mille incubi gli apparivano davanti: vedeva scene di violenza, morte, sangue, pianti e grida di dolore.
Ebbe un attimo di lucidità, un solo unico istante, prima che la morte o peggio ancora, l'inferno, lo accogliesse.
Messa la mano alla cintura sganciò la sicura di una granata stordente e la fece rotolare al suolo fin dentro la tenda.
Lo scoppio illuminò lo stanzone per un breve istante.
Gli accoliti gridarono con gli occhi feriti dalla improvvisa luce e persero la concentrazione.
L'essere d'ombra lasciò la presa sul ragazzo e si dissolse come sottile fumo nero, emettendo un suono simile alla brace quando si spegne e ritornò da dove era venuto.
Gli incappucciati si rotolavano al suolo e si percuotevano il capo, esibendosi in lamenti, gemiti e bestemmie.
Ioria riacquistò colore ma non riuscì ancora a rialzarsi da terra.
Prese allora la pistola dalla fondina e fece fuoco contro la tenda e i suoi abitanti.
Scaricò l'intero caricatore e ancora non fu soddisfatto: il dito premeva ancora e ancora anche se a vuoto.
Quando non si mosse più nulla, vomitò tutto quello che poteva vomitare.
E quando il suo stomaco fu completamente vuoto, rimise ancora della schiuma bianca diverse volte, prima che gli spasmi si placassero.
Dopo due ore ancora giaceva sul pavimento al buio.
Si trascinò fuori dalla stanza e quando fu di nuovo nel corridoio fu accecato dalla luce del giorno.
Stette li ancora diverso tempo, poi quando fu tornato abbastanza in forze si diresse verso il centro ancora una volta, per controllare l'ultimo piano: il piano terra.

Scendeva le scale a rilento, con una mano si teneva il petto, dentro cui sentiva una costante morsa di gelo che non se ne andava via.
Provava un dolore in tutto il corpo ma, non aveva ferite evidenti.
Lanciando sul palmare una diagnostica del suo stato di salute, si rese conto che poche ore prima le sue funzioni vitali erano calate enormemente e che tuttora non versava in buone condizioni.
Come se non bastasse il palmare lo avvertiva che l'A.D.A.M. aveva raggiunto i livelli di guardia e che gli effetti, qualunque essi fossero, non sarebbero tardati ad arrivare.
-”Fantastico!Davvero fantastico!”-Disse Ioria stringendo i denti e scendendo un gradino alla volta.
-”Se incontro qualcos'altro per strada posso anche dire addio alle chiappe!”-aggiunse.
Lo spirito del ragazzo era forte, ma le probabilità di sopravvivenza erano scese di molto.
Anche se fosse riuscito a completare la missione, sarebbe dovuto tornare indietro al suo veicolo a lanciare il segnale.Ovvero altri diciassette chilometri nel bosco, con il pericolo di brutti incontri.
Questo nelle migliori delle ipotesi, ovviamente.
Finalmente fu al piano più basso.
Controllò la piantina e pare che nel mezzo vi fosse un salone circolare adibito alle feste o ai ricevimenti.
Era vicino a dove si trovava.
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 07:03. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com