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Tra Sogno e Realta'

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Rapporto Pellican

Ultimo Aggiornamento: 24/07/2008 22:40
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Città: MILANO
Età: 42
Sesso: Maschile
25/09/2007 16:37

Si sentiva male.Iniziava a fare fatica a respirare per il dolore troppo acuto.
Grazie al cielo l'auto frenava da sola in caso di impatto imminente con altri veicoli. Ogni volta che la frenata di emergenza automatica entrava in funzione emetteva un fastidiosissimo e acuto cicalio elettronico, che però, lo aiutava a non perdere i sensi.
Si trovava ancora nella zona sud ovest della città.
In un primo momento voleva dirigersi a nord, nella zona malfamata,li forse avrebbe potuto trovare un rifugio.Ma sarebbe dovuto passare per il centro, ed era troppo pericoloso, dato l'elevato numero di pattuglie che girano in quella zona.Non era possibile arrivarci passando dalle strade più esterne, poichè ci si impiegava troppo tempo.
Così decise di abbandonare la megalopoli definitivamente.
Era la prima volta in tutta la sua vita che lo faceva.
Non ne aveva mai sentito l'impulso.
In quella grande città si poteva trovare ogni tipo di comodità e svago, e soprattutto fuori c'era solo il deserto per diverse centinaia di chilometri.
Si ricordò dei giorni in cui a scuola si studiava la morfologia del territorio circostante.
Si diceva che in passato quella zona era interamente sommersa da svariati metri di mare, ma che poi un cataclisma di qualche tipo, aveva fatto ritirare l'acqua di migliaia di chilometri in pochi millenni.
Il risultato era una conca che dava sul mare, circondata da grandi canion naturali.
La sua idea, per ora, era di fuggire verso quelle profonde fenditure del terreno, famosa meta turistica della zona.
Poi di li avrebbe voluto far perdere le proprie traccie, eventualemente prendendo qualche volo a basso costo per qualche paese straniero.
Era ormai calata di nuovo la notte.
Stava guidando nel buio più completo, da diverse ore,su una strada statale dimenticata da Dio.
Quando la donna avrebbe denunciato il furto della macchina, le autostrade principali non sarebbero stare sicure per lui, sempre piene di telecamere, e da cui è impossibile scappare se venissero bloccate le uscite.
Ad un certo punto,scorse nel buio una stazione di servizio.
Si fermò.Chissà quanto sarebbe passato prima di poterne vedere un'altra.
Prima di scendere attivò la funzione "specchio" del dispay della plancia, per vedere in che stato era il suo volto.
La camera digitale, non mentiva, aveva veramente un aspetto di merda.
Cercò di darsi una sistemata, per non attrarre troppo l'attenzione dell'eventuale padrone della stazione.
Quando ebbe finito,riabilitò il monitor a specchietto retrovisore, come di consueto, e aprì lo sportello.
Ciò che vide lo fece rimanere stupefatto.
Nel cielo scuro, brillavano milioni di piccole stelle, luccicanti come diamanti.
Uno spettacolo meraviglioso.
Le porte del punto di ristoro si aprirono automaticamente: al suo interno non c'era nessuno, era tutto automatizzato.
Tutto si risolveva in una fila di display spenti.
L'uomo perplesso si avvicino ad uno di essi, e questo si attivò.
Una voce lo invitava a inserire la sua carta dei crediti e a fare rifornimento di provviste, sottolineando il fatto che quella era l'unica stazione per circa mille chilometri.
Da quello schermo si poteva anche selezionare la pompa di energia per ricaricare le batterie dell'auto.
Scelse per prima cosa, gli antidolorifici, poi dei viveri di vario genere, uno zaino, della carta igienica, una cassa di acqua oligominerale, dei cerotti, dei fazzoletti usa e getta, una coperta termica, un coltellino multiuso e infine selezionò il rifornimento per la macchina.
Finito il trasferiemento di crediti, sospirò abbattuto: tutto costava tre o quattro volte quello che pagava normalmente in città.
Accanto al monitor si aprì una porta scorrevole, che permetteva di prendere la spesa appena pagata da un apposito vano,già insacchettata.
Uscì dal negozio e ingurgitò subito una tripla razione di antidolorifici forti.
Poi ricaricò le batterie del veicolo e ripartì subito.
Si accostò diversi chilometri dopo, quando l'ultima tappa effettuata non fu che un piccolo puntino a lato dell'asfalto.
Spense completamente le luci, e fu ingiottito dal buio.
Afferrò la coperta appena acquistata, la scartò dall'imballaggio e uscì dalla macchina.
Si poggiò con la schiena accanto alla gomma posteriore e si coprì fino alle orecchie.
Nel buio si sentiva protetto, nessuno avrebbe potuto vederlo li, nemmeno lui sapeva dove si trovasse esattamente.
Guardò le stelle: le fissò a lungo, bellissime.
Poi guardò la megalopoli.
Si riusciva a vedere perfettamente,anche da quella distanza,tenuamente illuminata. Di tanto in tanto si vedevano dei puntini luminosi volarci dentro o uscirne fuori:qualche mezzo aereo partiva o arrivava in un via vai continuo.
Sembrava un'oasi di candidi alberi bianchi,circondata da lucciole,in quel deserto piatto e rossastro.
Era bella.
Ma la grandiosità del cielo era di gran lunga superiore alla sua bellezza.
Finalmente aveva trovato un attimo di pace: chiuse gli occhi e si addormentò profondamente.

Una bassa musichetta ritmata interruppe il silenzio irreale del luogo.
L'uomo aprì gli occhi:si era fatto giorno già da un po'.
La musica si fece per un breve periodo più forte e poi si interruppe.
Si alzò in piedi, scosse la coperta e successivamente cercò di levare dai vestiti la polvere che si era depositata.
Quando a sua discrezione , fu abbastanza pulito, infilò la mano in macchina ed estrasse il palmare dalla tasca della giacca.
Era la chiamata automatica del suo ufficio, che lo avvisava di non essersi presentato in orario, nonostante fossero passate già due ore dall'inizio del suo turno lavorativo.Chiedevano cortesemente di elencare i motivi del ritardo compilando il semplice modulo allegato da rispedire al loro indirizzo telematico.
L'impiegato scorse il modulo, ma tra le varie opzioni non trovò la voce "perseguitato da un assassino"; quindi optò per una classica autocertificazione, in cui affermava di essere rimasto a casa, ammalato.
Inviò il breve messaggio, e si rese conto che effettivamente poi tanto bene non stava sul serio.
Il respiro s'era davvero fatto faticoso,sarebbe dovuto andare a farsi vedere da un dottore.
Ma a parte la sabbia e la lunga lingua di asfalto, non si vedevano medici da quelle parti.
Cinque pillole di antidolorifici avrebbero sicuramente risolto la faccenda, almeno per qualche altra ora.
La fuga proseguì.
L'assoluta monotonia del paesaggio rendeva il viaggio noioso, ma lasciava spazio alle riflessioni.
Stava calcolando mentalmente quanto sarebbero durate le batterie del veicolo; correva il rischio di non poter arrivare da nessuna parte.
D'altro canto era una macchina progettata per le strade di città, non era fatta per i lunghi viaggi.
Gli ritornò alla mente la sua auto.
Con quella avrebbe viaggiato più velocemente e l'energia sarebbe durata di più.
Oltretutto così avrebbe saputo a che velocità poteva raggiungere spingendola al massimo, visto che su quella strada non c'era nessun tipo di limitatori elettronici di velocità.
"Un vero peccato, chissà che brutta fine farà, abbandonata in un garage".Piagnucolò.
A dire il vero, tutta la sua roba avrebbe fatto una brutta fine.
Le cose avevano preso una piega assurda, e non vedeva come sarebbe mai potuto tornare indietro per chiarire la questione.
L'unica era scappare, lasciarsi tutto alle spalle.
"Tutto cosa?".Una voce nella sua mente gli chiese.
"I genitori?La casa?Uno splendido lavoro da assicuratore?".Continuò a domandare la voce nella sua testa.
"Bella vita del cazzo!".Gridò da solo nell'abitacolo.
Una nuova prospettiva gli si stava aprendo davanti agli occhi.
Iniziò a formarsi il pensiero che il Destino nella sua immensa magnanimità ed ironia, gli stesse dando una seconda opportunità:
poteva rincominciare da capo, poteva essere un'altra persona, un nome nuovo, una nuova vita, dei nuovi sogni,altrove.
Gli sembrò quasi di vederlo.
Poteva vedere il suo futuro di nuovo bianco, ancora da scrivere, come quando da ragazzino sognava di volare.
Sentì di nuovo una scintilla riaccendersi dentro, che gli donò nuovo vigore.
Di nuovo la tenue musichetta iniziò il suo buffo ritornello.
Senza fermarsi l'uomo prese di nuovo in mano il palmare.
Conteneva un nuovo messaggio ad alta priorità.
L'uomo corrucciato, si mise a leggere.
Era un avviso della azienda per cui lavorava.
Il testo diceva che il messaggio precedentemente spedito, non era stato inviato dal proprio appartamento, e nemmeno dalle sue immediate vicinanze, come aveva precedentemente dichiarato nel modulo.Ciò comportava una sanzione disciplinare nei suoi confronti, che consisteva nella momentanea detrazione di un quarto dello stipendio e che poteva essere aumentata fino alla sospensione totale del salario, se non si fosse presentato entro ventiquattro ore dall'arrivo dell'avviso.In oltre se non si sarebbe giustificato in maniera adeguata presso la direzione della propria sezione lavorativa, sarebbe potuto essere licenziato con disonore.
Questo comportava un danno ancora maggiore della decurtazione dello stipendio.
Chi veniva licenziato con disonore, veniva marchiato a fuoco per tutta la vita, e non avrebbe più potuto trovare un lavoro di livello pari o superiore, per tutto il resto della sua vita.C'erano delle eccezioni, in cui un nome veniva riabilitato, ma spesso si vociferava che non fosse altro che il pagamento sottobanco di forti tangenti passate alle persone giuste negli uffici giusti.
Nulla che fosse alla sua portata.
Sorrise.
L'impiegato non era più un impiegato di una azienda assicurativa.
Era libero;libero dalla schiavitù del lavoro, dagli orari impossibili, dalle nottate passate a vomitare nel water dopo le solite bevute da solo nel bar vicino al porto.
Era libero,certo, ma era ancora comunque, una persona che scappava: un fuggitivo.
Si convinse ancora di più ad andarsene da quel luogo.
Ora avrebbe fatto di tutto per sopravvivere e poter riniziare tutto da capo.
Una seconda occasione non si butta via così.
Guidò per qualche chilometro ancora, poi si fermò all'improvviso, mettendo duramente alla prova l'impianto frenante del veicolo.
La donna oramai si sarebbe dovuta essere ripresa, e avrebbe già dovuto avvisare la Vigilanza cittadina.
Questo lo sapeva tutto sommato.
Quello che non sapeva, o per meglio dire a cui non aveva mai pensato fino a quel momento, era che per tutto questo tempo lui era stato tenuto d'occhio, senza saperlo.
No, non era l'assassino, quello con tutta probabilità era rimasto ad aspettarlo nell'appartamento per tendergli un agguato.
L'occhio che lo spiava era invisibile da li, ma tutti sapevano che esisteva e tutti lo usavano ogni giorno.
Il satellite GPS.
Per tutto questo tempo lui si era portato appresso il palmare, che sempre collegato al sistema, sapeva in ogni momento dove potesse essere in questa zona del mondo.
Grazie alla sua ex compagnia assicurativa aveva qualche chance in più di scappare e di non essere arrestato.
Meglio di qualsiasi liquidazione potesse mai chiedere.
Con fare liberatorio, prese l'oggetto incriminato e lo scagliò violentemente verso il duro deserto rossastro, spaccandosi in mille pezzi.
Poi fu il turno del navigatore dell'automobile.
Ci mise un po' a scardinarlo dalla plancia: ma era stato previdente e il coltellino multiuso lo aiutò in maniera decisiva nell'estirpazione del dannato aggeggio.Poi anche quello volò fuori dal finestrino,lontano dalla macchina.

Ormai era pomeriggio inoltrato, guidava da molte ore.
Aveva mangiato senza mai fermarsi, ogni minuto era prezioso, anche se probabilmente aveva ancora qualche ora di vantaggio rispetto agli eventuali inseguitori.
La plancia era ricoperta da un sottile strato di polvere rossa, qualche cartaccia, avanzi di cibo e bottiglie d'acqua vuote.
A quell'ora il deserto era molto caldo.
Il climatizzatore faceva egregiamente il proprio dovere, nonostante i danni all'abitacolo.
Funzionava ancora tutto, tranne la fotocamera che proiettava l'immagine del posteriore dell'auto: generava un continuo fruscio,il video saltava, e tra le righe di interferenza ogni tanto si alternava impazzita, la visuale interna dell'abitacolo con quella esterna del retrotreno.

Completamente immerso in calcoli, tragitti e spostamenti da fare, il fuggitivo non si era accorto che già da qualche chilometro erano comparse all'orizzonte,le prime maestose fenditure dei canion.
Apparivano come una fitta muraglia di roccia rossa, con profonde spaccature verticali , come se un artista con un enorme scalpello, l'avesse appositamente incisa.
Tra quelle spaccature, avrebbe potuto abbandonare l'auto, facendo così perdere le proprie tracce definitivamente.
L'idea era poi di proseguire a piedi, fino a uno dei villaggi turistici della zona e da li partire per qualche altro stato.
D'altra parte aveva solo aggredito una donna e rubato un veicolo; per quanto fosse un criminale, non si sarebbe giustificato un dispendio di uomini e risosrse per dargli la caccia in un altro paese.Contava principalmente su questo.
Un cicalio avvertì il conducente che le batterie erano quasi del tutto scariche.Purtroppo il danno al cruscotto e il climatizzatore sempre acceso,avevano sballato i calcoli iniziali fatti dal fuggitivo, consumando molta più corrente del dovuto.
"Dannazione!".Disse."Mancava così poco!".
Poi come un miraggio, apparì in lontananza quella che sembrava un punto di ristoro.
"Evvai!La fortuna sta girando!".Esclamò euforico.
Finalmente fu abbastanza vicino da poter capire di che struttura si trattasse effettivamente.
Il volto che dapprima aveva una espressione felice, chilometro dopo chilometro andò via via spegnendosi sempre più, lasciando il posto ad una espressione basita e incredula.
Parcheggiò l'auto sotto la tettoia di quella che, dai racconti del nonno, aveva tutta l'aria di essere una di quelle antiche pompe di combustibile fossile.
Scese dal veicolo, senza perdersi d'animo.
Si guardò attorno.
Sembrava li da secoli.
Le insegne che prima dovevano essere verniciate, ora risultavano illegibili e la ruggine s'era mangiata il resto del rivestimento del tetto in lamiera ondulata, piegata e corrosa dal vento sabbioso del deserto circostante.
Un posto abbandonato li, da chissà quanti anni.
Non gli rimaneva che attendere che scendesse la notte per poter partire, così quando le batterie si sarebbero esaurite, avrebbe potuto proseguire a piedi, nella speranza di incontrare una stazione di servizio funzionante, prima che il sole ritornasse a scaldare la strada.
Nel frattempo si mise a curiosare in giro in cerca di qualcosa di utile.
Andò vicino a una grossa cisterna e stando attento a non prendere le lamelle di ruggine che la ricopriva, bussò, per vedere se all'interno ci fosse ancora qualcosa.Sembrava piena.
Pensò che forse anche i distributori sotto la tettoia potessero ancora contenere del combustibile.

Si fece via via sempre più curioso; il nonno gli aveva parlato così tante volte di tutte quelle cose, che decise di vedere come era fatto questo fantomatico "carburante".
Prese un secchio lercio che si trovava vicino alla cisterna e lo mise accanto a una pompa.
L'indicatore meccanico sui distributori diceva che i serbatoi della stazione erano ancora mezzi pieni.
Azzionò il meccanismo manuale a manovella, poichè l'erogatore era completamente inservibile.Da un manicotto che spuntava dal suolo uscì a fatica un fluido verdastro con dei pezzi semisolidi, simili a ad asfalto liquido.
L'odore fortissimo e mordace lo nauseò e gli fece girare la testa.
"Ci credo che questa merda inquinasse mezzo mondo!".Esclamò sorpreso.
Si mise seduto in auto aspettando di riprendersi dai vapori venefici di quel fluido maledetto, dopodichè ispezionò il negozietto, in cerca di un bagno, per espletare dei bisogni fisiologici.
Dentro era pieno di foto sbiancate e cornici impolverate; negli angoli facevano bella mostra ragnatele di proporzioni enormi,abbandonate da anni anch'esse dai loro costruttori.
Sul pavimento di piastrelle si erano depositati diversi centimetri di sabbia.
C'erano persino delle cartoline del posto, e anche delle cartine.
Non avendo più ne navigatore ne palmare, ne cercò qualcuna ancora utilizzabile,sperando che le strade e i paesi, negli ultimi cento anni non fossero cambiati troppo.
Di tutte le mappe che trovò se ne salvarono solo un paio:tutte le altre si sbriciolarono al solo contatto.
Lasciò tutto li sul bancone principale, e si mise di nuovo alla ricerca del bagno.
Quando lo trovò fu sorpreso di trovarlo intatto.La ceramica di quel cesso, aveva resistito al tempo, più di ogni altra cosa là dentro.
Anche se era stata evidentemente la tana di chissà quali animali, ora sembrava disabitato.
Non gli sembrò il caso comunque di sedercisi sopra, così si limitò a farcela dentro,piegato in una buffa posizione, molto simile a quella che assumono gli sciatori quando si accovacciano per prendere velocità.
Dopo che ebbe finito e dopo che la maniglia dello scarico gli rimase in mano nel tentativo di far scendere della improbabile acqua,ritornò nel salone principale a riprendere le cartine e
le poggiò sul sedile del passeggiero, sopra la pistola.
Voleva effettuare una seconda esplorazione del negozio, ma poi gli venne in mente che forse era il caso di provare a sparare qualche colpo, per impratichirsi almeno un po'.
Così prese il secchio usato in precedenza per raccogliere il combustibile e lo poggiò per terra, a una ventina di metri di distanza dalla stazione.
Si mise in posizione, prese la mira e tirò il grilletto.
Non accadde nulla.
Premette ancora, e ancora ripetutamente, ma continuava a fare un suono strano, come se il meccanismo andasse a vuoto.
La guardò perplesso.
Poi, poco sopra l'impugnatura vide una piccola levetta con due posizioni, con su incise a piccolissimi caratteri la dicitura:"blocco di sicurezza".
La fece così scattare su "attivo", e si rimise in posizione.
Questa volta premendo il grilletto il proiettile partì, colpendo il terreno molto prima del bersaglio.
Riprovò ancora per tre volte, poi iniziò a capire come si usava il mirino.
Il quarto colpo fu più vicino degli altri.
Il quinto fu decisivo.
Appena il proiettile perforò il secchio, il liquido infiammabile ancora al suo interno si incendiò all'improvviso esplodendo in una fiammata.
L'uomo, dopo un attimo di spavento, si esaltò come un bambino, agitando le braccia in segno di vittoria, ma poi il dolore alle costole lo riportò alla sua vera età e soprattutto alla sua precaria condizione fisica.
Iniziò ad avere il sospetto che qualche costola fosse fratturata o addirittura rotta.
Prima di partire per nuovi lidi si sarebbe fatto vedere da qualche dottore dalle poche pretese per accertarsi del suo stato di salute.
Ora era meglio riposarsi, la notte non sarebbe tardata ad arrivare e lui a quel punto avrebbe dovuto camminare per chissà quanti chilometri.
Così tornò nella macchina, che aveva conservato ancora un po' della sua freschezza e si sdraiò, ma senza addormentarsi.

Quasi un'ora dopo, si sentì nell'aria,come un sibilo, che via via si faceva più forte.
Il fuggitivo si guardò attorno e vide alle sue spalle in lontanza un velivolo in avvicinamento.
Rimase fermo e attonito a fissare l'oggetto.
Sembrava un monoposto bireattore, dalla linea a goccia e con la coda lunga, che terminava in due flap.
Non era una pattuglia.
Forse erano guai in arrivo.
Prese la pistola e la nascose dietro la schiena, dentro i pantaloni e scese dal veicolo.
Più si avvicinava, più l' adrenalina fluiva nelle vene, facendo pompare sempre più sangue dal cuore, oramai avvezzo a quel ritmo.
Il veicolo volante atterrò a pochi metri dalla stazione e lentamente si aprì.
Ne scese agilemente un uomo magro, alto, con uno strano giubbetto verdognolo.
Era l'assassino.
L'uomo non disse nulla, ne pensò nulla.
Il losco figuro estrasse il pugnale dalla lama ondulata, di un colore violaceo cangiante.
Si avvicinò lentamente e quando fu a una decina di metri si fermò.
"Per colpa tua,stavo quasi per fallire la missione...".Disse calmo lo smilzo."Ora da bravo non rendere le cose più difficili del normale, se stai tranquillo ti prometto che sarò veloce e indolore".
L'uomo lo ascoltò incredulo.
Non poteva mollare tutto proprio ora, si sarebbe difeso con le unghie e con i denti:estrasse la pistola.
"lo sapevo!Sei solo uno stupido sfigato!Provaci pure, tanto è inutile, non ricordi?".Disse l'assassino digrignando i denti e iniziando ad avanzare piano piano.
Il fuggitivo prese la mira:aveva pensato, che se fosse riuscito a colpirlo alla testa, il giubbetto non lo avrebbe protetto.
Sparò un colpo, ma non andò a segno.
Ne sparò un altro, anche questo senza successo.
Il terzo colpo partì diretto, preciso alla testa.
Ma l'aria davanti la faccia del nemico sembrò comprimersi creando un cuscino che prima rallentò e poi fece cadere atterra l'ogiva.
L'uomo rimase atterrito. Ormai era spacciato incominciò a indietreggiare lentamente.
le lacrime iniziarono a scorregli in volto, il sudore gli aveva reso trasparente la camicia.
Una smorfia di dolore si dipinse sulla sua faccia.
"Nooooo!!!".Gridò disperato.
Puntò di nuovo la coil gun e iniziò a sparare a raffica, ma i colpi cadevano al suolo senza ferirlo.
Un colpo però rimbalzò, colpendo un angolo del distributore, producendo un caratteristico suono di metallo.
Nello sguardo dell'uomo, balenò un'idea.
L'assassino ormai stufo si passò il pugnale da una mano all'altra,poi decise di sferrare il colpo finale e iniziò a correre.
L'uomo impugnò saldamente la pistola con la destra, si coprì il volto con il braccio sinistro e tuffandosi all'indietro con tutta la forza rimastagli, svuotò in pochi attimi l'intero caricatore rimasto, contro il distributore di benzina.
Ne segui una violenta deflagrazione che investì tutto e che avvolse dalle fiamme la sagoma dell'assassino.
Urla agghiaccianti venivano coperte dalle continue fiammate che stavano incendiando tutto quanto.
Quando riaprì gli occhi era tutto finito.
Le fiamme continuavano a bruciare basse,una colonna di fumo nero si levava in cielo.Il corpo del nemico giaceva a pochi metri da lui.
Un intenso odore di carne bruciata e benzina pervadeva l'aria.
L'uomo vomitò.
Poi si fece coraggio e si alzò andando verso il cadavere, per accertarsi della sua morte.
Pezzi di lamiera gli si erano conficcati nelle gambe, ma non sentiva alcun dolore, forse grazie all'adrenalina che ancora gli scorreva nel corpo.
Raccolse il pugnale che giaceva poco distante e lo osservò.
Era una cosa mai vista.
La lama era ondulata, affilatissima, con su delle incisioni di colore viola.Sembravano simboli e scritte in una lingua a lui del tutto sconosciuta, e come se non bastasse ogni tanto sembravano pulsare illuminandosi, dando una lieve scossa di energia che gli percorreva tutto il braccio, provocando una lieve sensazione di benessere.
Proseguì verso l'assassino.
Finalmente poteva osservare lo strano indumento.
Non era stato minimamente intaccato dall'esplosione, appariva solo annerito dal fumo.
Sembrava una di quelle armature di maglie di ferro che aveva visto addosso ai cavalieri nei libri di storia.
Qua e la placche di metallo con incisioni e simboli, molto simili a quelli incisi sul pugnale, ma di colore verde vivo.Non sembrava emanare alcuna energia:provò a toccarla.
Il corpo si mosse e l'uomo rimase immobile impietrito.
"Mi hai ammazzato!Stronzo!".Disse il corpo che si contorceva in quella che doveva essere una lenta e dolorosa agonia.
L'uomo chiese:"Ma cosa significa tutto questo?".
"Magia....".Disse con un filo di voce, esalando poi, l'ultimo respiro.

l'uomo non capì.
Era tutto troppo surreale.
Si sedette a terra a pochi metri dal morto.
Alternava la vista delle fiamme a quella del pugnale che ancora teneva in mano.
Il calore del fuoco e quello del sole,rendevano l'aria irrespirabile e gli bruciava la pelle.
Le gambe gli duolevano, le ferite continuavano a sanguinare; ma non si azzardò minimamente ad estrarre i pezzi di ferro che sporgevano.
Tossì e sputò sangue.
Il suo cervello proprio non razionalizzava la cosa, era in una specie di black-out mentale.

In lontananza sembravano arrivare altri due veicoli.
Non poteva ne voleva più fuggire.
Non aveva più i mezzi, ne la forza ne la voglia.
Voleva delle spiegazioni, voleva sapere perchè la sua vita era crollata per ben due volte nel giro di poche interminabili ore.
Aspettò senza muoversi che i nuovi visitatori arrivassero.

Erano due velivoli militari, adibiti al trasporto truppe speciali.
Atterrarono e ne uscirono una ventina di soldati tutti attrezzati con giubbetti antiproiettile, visori elettronici per la identificazione del nemico e armati di fucili coil a ripetizione.
Alcuni uomini si sparpagliarono nell'area per perlustrare la zona e renderla sicura, gli altri si disposero in semi-cerchio e tenevano sotto tiro l'uomo.
Dopo che gli esploratori fecero cenno agli altri che l'area era sicura, dal secondo cargo scesero tre figure.
Erano tre uomini incappucciati.
le due persone ai lati avevano una specie di tunica violacea,di ottima fattura, tutta ricamata e intarsiata, con il bordo finemente lavorato di un colore viola più acceso.
L'uomo nel mezzo sembrava il capo.
Anche lui incappucciato con una tunica nera che per finiture sembrava addirittura migliore delle due precedenti.
Il bordo era rosso, cesellato da lettere e simboli che ne percorrevano tutto il contorno.
Fece un cenno della mano e sia gli uomini che i soldati si aprirono per farlo passare.
Si avvicinò con passo lento, e quando fu davanti al fuggitivo fece scorrere all'indietro il grande cappuccio, mostrando il volto.
Era un signore sulla sessantina, dall'espressione allegra e giovanile.Sul naso portava degli occhialetti quadrati, fini, con una montatura dorata.
Gli occhi azzurro profondo, contrastavano con gli sparuti capelli bianchi della testa.
Guardò l'uomo a terra e gli sorrise.
"Mi scusi?"Disse l'uomo a terra."Non è che per favore mi spiegherebbe che cosa sta succedendo?Io non capisco, davvero..."
"Ah ah ah!Una spiegazione?".Rise divertito il vecchio."Si...non vedo perchè no...".
"Bene, la ascolto...".Aggiunse l'uomo.
"Vede signor...a proposito, signor?".Chiese l'anziano.
"Ah!Io sono...".
"No, non importa...".Lo interruppe il vecchio.
"Deve sapere che per la gente come voi, queste cose non contano.
Il vostro dovere è di nascere, crescere e morire sapendo solo quello che dovete sapere, quello che NOI vi diciamo che dovete sapere."
"Ora lei, mia piccola ape operaia, si è allontanata troppo da suo alveare e ora sono qui apposta per rimettere le cose apposto."
Poi si incamminò verso il cadavere abbrustolito e lo esaminò attentamente senza mai chinarsi.
Chiuse gli occhi e pronunciò parole incomprensibili tenendo la mano destra aperta messa di taglio, davanti al volto.
Sembrava pregasse.
Il giaco di maglia attaccato al corpo senza vita, iniziò a pulsare di una strana energia verdognola, molto flebile.
Poi sentì un sonoro "clak" e si aprì su entrambi i lati.
"Oh meno male!".Disse contento il simpatico vecchietto."Pensavo che con tutto questo trambusto, si potesse essere danneggiato."
Poi fece cenno a due soldati di portare via il corpo, e a uno degli incappucciati di requisire l'armatura.
Poi con calma tornò dall'uomo seduto nella polvere, che ancora sembrava non capire.
L'uomo guardò il vecchio e gli disse:"Prima di morire, mi ha detto che tutto questo è magia...ma come è possibile?".
L'anziano sospirò:"Mi porga gentilemente la lama che ha tra le mani e le prometto che avrà le risposte che cerca.".
Il fuggitivo non fece obiezione; allungò il braccio verso la persona porgendogli il manico dell'arma.
Subito l'altro incappucciato si recò a requisire il pugnale, nascondendolo nella larga manica della tunica.
"Ebbene mio caro signore...".Disse il vecchio aggiustandosi gli occhiali sul naso con due dita."Deve sapere che la mente umana è uno strumento molto potente.Quello che miseramente voi chiamate col riduttivo termine di "magia" è in realtà una faccenda complessa, legata all'uomo fin dall'antichità.
La chiamerei "la somma Arte di Legare il Pensiero".
Questo è in definitiva quello che facciamo.
L'arma che aveva in mano pochi attimi fa è imbevuta della Volontà e l'Energia di un "mago" , imbrigliata da formule alchemiche complesse, per conservarne gli effetti.
Questa in particolare potenzia la velocità di esecuzione dei movimenti del braccio e rimane sempre affilata.
L'armatura di maglia, invece, proteggeva dai proiettili."
L'uomo ascoltava incredulo, ma nessuno di quelle persone sembrava scherzare.
Tutta la tecnologia di cui si era circondato, i chip, i computer, le auto, i velivoli, erano sono giocattoli.
"Si da al bambino il giocattolo nuovo, così gli adulti possono fare i loro comodi in santa pace!".Pensò.
"Esatto!".Aggiunse il vecchio, come se gli avesse appena letto nella mente.
"Vedo che ha capito perfettamente la situazione,le faccio i miei complimenti!".Aggiunse.
L'uomo si alzò in piedi a fatica, aveva perso molto sangue.
"Ma perchè...perchè tutto questo, perchè?".
"Suvvia!Era partito così bene, e poi mi scivola in banalità del genere..ma è ovvio per il Potere!Ed il potere non è cosa che tutti possono, ne devono avere!".
Il fuggitivo guardò l'uomo negli occhi, che sembravano scrutarlo intimamente.Quell'essere dai modi così gentili non gli incuteva timore, anzi nonostante la gravità di ciò che affermava, lo faceva sentire meglio, più leggero, sollevato.
"E ora?".Chiese.
"Oh bhè, figliuolo, ora devo proprio andare,ho questioni urgenti da sbrigare, ma non si preoccupi, i miei uomini si occuperanno di lei; aggiusteranno tutto,e vedrà che tutte le cose torneranno a loro posto, dov'è giusto che siano.Le porgo i miei saluti e si rallegri, le sue sofferenze stanno per terminare, lei sta per diventare una persona famosa!".
Salutò con un lieve cenno della mano e sempre sorridente si voltò e ritornò dietro la fila di soldati, subito seguito a sua volta dagli uomini in tunica viola.
L'anziano prima di risalire sul cargo,si voltò e guardò l'uomo ancora una volta, poi tirò su il pesante cappuccio e fece un altro cenno ai soldati.
L'uomo sentì un brivido ghiacciato percorrergli tutta la schiena.

Quella sera il telegiornale andò in onda con, tra le altre notizie,il seguente servizio:
"Dopo un lungo inseguimento durato due giorni, l'uomo accusato di essere il responsabile dell'omicidio di otto civili non ancora identificati,nella zona portuale, è stato trovato a circa duemila chilometri da qui, lungo una statale non più molto trafficata.
L'uomo, dopo aver dato alle fiamme il posto, è stato raggiunto dalla vigilanza, ed ha opposto resistenza, aprendo il fuoco contro le forze dell'ordine.Lo scontro si è concluso con la morte del pregiudicato e senza, per fortuna, che i nostri militari abbiano subito perdite o feriti.
Un attento lavoro del reparto investigativo ha accertato che l'uomo fosse in preda a una psicosi depressiva; l'elevato numero di psicofarmaci trovati nel suo appartamento fanno pensare che l'uomo non fosse più mentalemente stabile già da molto tempo.
E' in oltre accusato di aver causato una rissa davanti ad un bar e di aver aggredito, violentato e derubato dell'auto, una signora del suo stesso quartiere.Tutte le accuse sono documentate dal servizio di video sorveglianza ad alta risoluzione della Vigilanza.
Fondamentale per la cattura, sono state anche le tracce dei movimenti bancari del malvivente.
Da anni ormai l'uomo viveva solo e il licenziamento per inadempienza, dell'azienda assicurativa per cui lavorava deve aver fatto scattare la molla della mania omicida nell'individuo,facendo concludere la vicenda nel sangue...ma ora passiamo al meteo...".












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