Tra Sogno e Realta'

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Awa Rhui

Ultimo Aggiornamento: 13/08/2008 16:47
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Città: ACQUAFONDATA
Età: 48
Sesso: Maschile
15/04/2008 15:28

Nel contado attraverso i campi

Nel contado attraversi i campi
E il deserto si apre innanzi
Il falco la via vola indicandoti
E segui i cammino attraverso il cielo
antico che ti guarda di lontano
come confine di un impero
da tempo descritto
in antiche carte di poeti nomadi
il cuore si gonfia di caldo,
e respiri profondo il sole
che alita l’estate sulla sabbia
e sollevandola la porta alla tua tenda.
Leggi ora nella sabbia
quell’antico poema scritto
tanti secoli prima
da vecchi camminatori.
E irrighi le rocce di tue lacrime.

AbN

Ballate, Canzoni e Storie

Dalle immerse piramidi nelle coltri umide della Madre
Vi ascolto mentre i vostri titanici gridi gettate nel mare,
Uomini della Terra, dagli occhi diamantiferi
con lava nel sangue, e risa scarlatte.

Urlate al Mare che tutto vi circonda la vostra promessa:
e fate alle Acque Eterne questo giuramento,
Voi giurate che combatterete il rosso nemico degli inferi,
che fendenti di sangue su colui che di voi s’impossessa
abbatterete, e che il parto stesso del tradimento,
quell’osceno signore al centro del Mare Vostro strapperete.
così da queste piramide avvolte dalla Madre pluviale
vi ascolto e temo. Temo il destino di noi soldati d’altrove
vestiti di rosso, con le stelle negli occhi, nel sangue il tempo.

E prego queste piramidi oggi, mentre ascolto i vostri cori
che siano pronti all’urto divino quei miei soldati, e sottomessa
la loro paura, che non tremino le loro braccia nell’esplodere
Il colpo della luce, mentre riverserete il vostro giuramento
con impeto e fede feroce sulle nostre Reali schiere,
cinte da un nodo stretto e legate senza fine al loro trono lontano.

AbN

Ero arrivato a soffiare nel fuoco alla sera

Ero arrivato a soffiare nel fuoco alla sera
Respirando il sole e queste vecchie strade
Imparate già prima di essere nel mondo
Come patti antichi con questa terra
Dura come la pelle calda del giorno
E potevo contarle una ad una
Chiamandole nella notte le stelle
Libero dalle pagine di ogni ateneo
Ero rimasto lontano ad ascoltare
Sul confine delle porte i lupi
Nell’oriente remoto accanto a vecchi saggi
Che piangendo mi hanno dato il loro saluto
Nei raggi ancestrali di antichi cerchi di lune
E ora che tutto tace sull’asfalto di questa città
Ora torno a respirare il fuoco di sera
Respirando il sole e queste vecchie strade
Imparate già nel grembo della madre.

AbN


Nero fumo

Un nero fumo assale lento questa cosa
Sembra avvolgere l’ombra di un corpo vuoto
Senza sangue e sterile di verità narrata
Ora mi chiede di lontano apparsa una mimosa
Di farle scorrere acqua quando viene Marzo
Eppure le dico che non posso saziarla
Chè non so dove sia la sua sete segreta
Chè non parlo in queste rocce straniere
Ed esse a me non daranno la loro sorgente
Ora lascio la terra di quella mimosa
Senza sollevarla ed ecco la sento gemere
Ardente, ma come posso darle acqua non mia?
Io che mai più canterò alle mie terre
Che mai più passerò per le mie strade?

AbN

WILD PEACE OF LONDON

Ridono inarcando le scarlatte labbra
tirate su pallidi pilastri della bocca,
un cono di ombre sale fetido come un vecchio cobra,
la folla dei soldati che ci dannò in questo mondo.
Fate dagli occhi indaco e con fare giocondo
ti guardano mentre caduco esci dalla guerra,
nel pantano di un destino chiuso in un lampo azzurro.
anche se cammini con gli occhi intasati dal cimurro,
e non riesci a sollevare le ginocchia, stai marciando.
i fulmini scoccano dai bastioni riconquistati
riversi dai corpi inanimi che adornano il viale marciscendi.
e anche se vomiti sospinto dai vittoriosi latrati
segui il Simbolo dietro cui stai marciando.
anche se non riesci a respirare il veleno rosso
in un tramonto fresco dopo l'arido giorno
senza cadere soffocato, stai marciando.
ti guardano mentre sei solo, in mezzo a loro,
quelle fate dagli occhi indaco e dal fare giocondo.

AbN

Tiepidi steli

Ora che vorrei questi tiepidi steli
nati nella nera roccia alla fine dl mondo
coglierti serbando il loro mistero d’acqua
ancora fresco sugli stami
E già prima che voglia salire
e ai branchi di vapore stringersi
per divenire tempesta

ora vorrei questi steli ancora umidi
porgerti come orme di passi spettrali
sui confini del mio giardino
e come un’eco che lanciato
da pietrose ombre tornino
a risalirsi verso le coltri delle procelle.

Ora vorrei questi steli farti parlare
dell’Oltremondo che cantino in cerchi
tracciati da zoppicanti poeti mendichi
sul crinale del sole che deve intrecciarli
mentre stinge nel rosso i loro nuovi fiori
nati di notte, in un giorno persosi in un corridoio
stretto fra due città nel deserto,
che assieme alla sabbia spira,
grano dopo grano.
AbN
[Modificato da ninmah62 15/04/2008 21:00]
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21/04/2008 10:31

Al destarsi del fuoco
Nelle tormente al destarsi del fuoco danzante nel deserto
Di lontano intonano con le dune canti delle carovane
Talora appaiono mandate dell’Ennesimo
Come vento impasto di afa e fiamme assetano lo sguardo
Ardendo i ricordi rimani perso nelle orme della carovana
Questa notte.


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27/04/2008 18:27

IL POEMA DELL’ANEMONE

Persi sovrani di antichi mondi si aprono ora attraverso le rocce
Ungendosi di cielo, hanno dischiuso le loro corone
Immemori tinte con un segreto sangue che irriga le loro radici
Senza terra. Ora bramano una luce che li disseti
Mentre passa l’estate sulla pianura e sale attraverso le antiche strada
Giungendo ai monti, sino alle vette congelate senza più storie.
Come somigliano questi anemoni a chi attende
Sul margine del mondo conosciuto la sua speranza
Come la luce che dismuta in linfa attraverso la corona
E sazia lo stelo, e lo rende solido mentre il vento lo disseta
Raccontandogli di altri luoghi, dove le corone non riposano
E si sentono lontane le orde dei pollini migranti nell’aria.
Dove sono quelle orde scalpitanti e feconde di seme?
Questi fiori persi sulle rocce di una remota catena di vette
Come sentinelle su torrioni abbattuti dal vento
Ora ricordano fecondi branchi di polline libratesi un giorno
In un lontano mondo esotico e persi attraverso le false correnti…
Come Ulisse i fiori dalle corone blu cercano le loro isole,
Itaci porti dove interrare radici nuove, fecondare la storia
Di una nuova fioritura, assetata di cantori del vento,
limpidi steli toccati dal cielo e levigati di luce, ora
su innocenti pianure davanti al mare aspirano ad esistere.

AbN




L’ACQUA E IL FUOCO

La vecchia Signora sta nel Mare
Ad aspettare che torni il Sole
Ed intreccia per lui rami di storie.
Presto verrà da lei il Padre del Fuoco
A sdraiarsi per poco ancora di sera,
fra la Marea languida di un gesto
che le guidi il suo respiro.

Attende la Marea il ritorno del Sole,
fra i vapori ardenti che ascendono in volo
nelle arcane migrazioni delle onde,
che vanno a morire e rinascere da eoni
e antichi sapori di tende e tappeti nella sabbia
tornano sulle sponde della vita.
al centro del giorno evita il Sole quelle umane paure,
e torna dalla sua Signora, attraversando il Mare.

AbN























.



[Modificato da Arian All'bin Nyrawhi 27/04/2008 18:40]
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15/05/2008 20:26

LA CANZONE DEGLI ULTIMI
A cavallo di un’onda venuta dal centro delle terre incognite
Urla l’orda dei venti che vanno verso nord,
urla e scalpita oltre la piana dell’arso monastero,
in quest’estate rosa dalla lava del sangue di guerrieri
dagli occhi turchini e da vesti strette dai riverberi di mare.
Urlano quei guerrieri ma le loro grida rendono impura oggi l’aria
E l’antica razza dei valorosi ancora si protende
Contro dei turchini soldati quel muro cavalcando ancora
Stanca nel fumo della notte sulle spalle del giorno.
Stanca cavalca quell’antica razza armata sul grido
Di un esercito che scalpita e fuma di acri inganni lanciati nel cielo.
E’ la razza degli atamanici capi che riecheggia nell’azzurro furore
Dell’orda che stravolge la pianura ondata dopo ondata …
E’ la gente di Atamane memorie che erge muri di morti per frenare
Quei cavalli stretti fra le ginocchia, che s’impennano e squarciano
Le ombre bianche gettate in pasto all’orda per il tremendo errore.
Questi soldati hanno biondi capelli scossi nel vento,
in una marea dorata che approva la morte in cui marciano,
hanno sul collo una corda di denti intrecciata delle nostre bocche
spalancate nell’urlo ultimo lanciati com’eravamo tutti contro loro.
Per ogni dente una bocca si ridono,
questi soldati dagli occhi di turco marmo
E nel cielo impuro azzurrognolo il vapore sale dai nostri corpi
Ora è stanca l’armata ataminica e solo i forti sono rimasti,
ma anche loro pallidamente attendono l’alba sull’orlo di un capestro
l’ultimo urlo, che squarcerà le tenebre, il freddo vento del nord,
e porteranno con loro appese alle cinte memorie di terre antiche…


da: LA CANZONE DEGLI ULTIMI

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16/05/2008 19:32

LA CANZONE DEGLI ULTIMI - PARTE II
Mormorano le profondità di un antica marea di nomi
Sussurrano nomi di vecchi re scolpiti nei tronchi di un bosco bruciato
Se non parli li senti parlare mentre bisbigliano fra le fredde braci
Al tramonto di una fiaba che esce da gole pietrificate.
Ascoltali mentre rubano al tempo ancora un attimo di estate
Arsi dal fuoco e squarciati da lame pesanti con riflessi opachi
Se mi chiedi chi siano quei pazzi che ancora stanno svegli nel bosco
Io posso risponderti che non sono morti, ma sentinelle del calore
Che questa notte dorme letargico sotto la coltre di cenere.
Tu mi chiederai adesso perché sono rimasti svegli,
tu mi chiederai che cosa vale un fuoco spento e dal cuore gelato.
Come posso risponderti se anch’io ho il cuore stretto nella cenere?
Come posso dirti di questi vecchi pazzi che soffiano su un fuoco gelato
Se neppure io conosco i loro nomi
Tu mi dirai poi come riesco a vedere questo bosco bruciato
Tu mi chiederai se so arrivare alla loro dimora
Non posso risponderti perché imbevute di polvere sono le mie iridi
Fra la cenere che gratta la luce nei miei occhi,
sento da lontano provenire i canti i quei vecchi
ecco questo ti dirò cosa sono quei vecchi:
un canto che nasce talvolta di lontano, attraverso il fuoco,

ferendomi talora a morte negli occhi, mi raggiunge
smuovendo la sabbia che li morde feroce
e in me colpita si dibatte.

CANZONE DEGLI ULTIMI - II

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09/08/2008 16:16

Ninna Nanna
NINNA NANNA NEL DESERTO

E’ serena questa sera che lascia le stelle
E scende sul mio bambino
Canta la notte mentre incontra il sole
Che rosa si veste mentre scende nel mare
Canta la notte al mio bambino
Che antichi fiori ora di roccia
Hanno cavalcato in queste sabbie d’oro
Come il vento che li ha resi nel deserto vivi.
E’ serena la notte che viene dal sale del mare,
mentre la nebbia la gente delle tende
tiepida culla e i leoni nelle tane,
dormienti, attendendo alla speranza
di un giorno che l’acqua venga a dissetarli.
E’ serena questa notte nel deserto
Che sorge dalle colline lontane
E discende piovendo assieme alle stelle.

Dormi bambino nato nel deserto
Dormi ancora sui tappeti dagli infiniti snodi
Dormi sulle carovane del vento
Mentre il deserto canta la storia
Mentre tutt’intorno nel sogno
Affonda, senza limiti oltre il confine
Dei villaggi prima del deserto.

Dormi mentre scrivono
Questi silenzi austeri nuove storie,
E cantano nuovi regni di sabbia.
Dormi sereno Bambino mio
Perché il tuo clan traccia la rotta
E passerai domani
nel tuo nuovo cammino
Attraverso il fuoco del sale
E nel vento cantando
Che la tua rotta sarà dalla tua mano
Presto vergata nelle rocce,
Ti accompagneranno le rose del deserto.
Senti Bambino mio che sei nato nel deserto?
Senti i tamburi e le gole che intonano
Della libera gente la saga?
Senti tuo padre che rimira il cammino nelle stelle
Oltre il vermiglio colore del cielo
Mentre il cuore furoreggia del suo destriero?
Senti il flauto dei tuoi fratelli
quale inno alla notte narra?

Dormi sereno perché tutto questo è tuo, Bambino mio.
Tu sei della sabbia del deserto,
tu sei nel mare di stelle e di sale
tu sei nel sole,
nel canto di tuo padre libero,
nel cuore del suo destriero
tu sei caro alla notte che scende dal cielo,
ch’ella ti copra dal freddo dell’odio che verrà.
Tu sei del sole e sei tu del cielo
Tu alla corporea morte appartieni
E rinasci al giorno potente nel furore del fuoco.
E diventi acqua che annega il furore del fuoco,
il lupo non ti può fare paura,
Bambino mio, perché tu sei nel lupo

il deserto è nel lupo dove la carovana
ha per confine le tende senza mura
il lupo è nelle tende sparse
come costellazioni di stelle mutevoli
e anima le tende nella notte.

Dormi sereno bambino mio
Canterai domani la gioia dell’oro di sabbia
Canterai domani la nuova via del tuo destriero
Sarai del deserto e il deserto nelle tende
Respirerai fumo di storia, fumo di sabbia.

Acqua profonda mai scavata,
proteggerai il mio bambino
nel sole e nel fuoco
nella sabbia e nel vento
nell’oro che conosci:
tende come stelle in cielo ora sulle dune
e nelle steppe senza confini.
Scrivi bambino mio quando imparerai
A dar forza alla tua mano
Di queste immensità perdute nel tempo
Di strade tanto lunghe senza più orizzonti
E nessuno a indicarle.
Scriverai sul ventre del deserto
Le tue poesie e con se il vento le alzerà
E alla gente lontana le porterà.

Dormi sereno bambino mio
Perché i tamburi e le gole
Del clan canteranno ancora alla notte
Perché il cuore del destriero di tuo padre
Furoreggia al limite del cielo.
Il vecchio saggio ancora racconterà
Le sue storie mentre prendi sonno,
e presto incontrerai il suo antico cammino.
Dormi perché egli domani ti racconterà
Dei cavalli folli che con il tuo clan
volarono attraverso le sabbie.
Della folle corsa egli ti racconterà,
Dormi perché la guerra è lontana
Dormi perché il sole è stanco oggi.

AbN

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Età: 48
Sesso: Maschile
13/08/2008 16:47

FIGLI

Soltanto nella tiepida discesa del sole
Sulle spalle delle dune irrigate di caldo
Attendiamo che rinunci questa guerra
A seguirci come uno scarno cane randagio
In attesa delle nostra ossa.
Li senti? Avanzano, ma la sabbia li frena
Rende triste il loro incedere militare
Le dune scivolano sotto i tacchi di ferro e cuoio
Pilastri d’orizzonte nelle epoche di antichi pionieri
Ora divengono slitte d’oro in miniere di fuoco.
La sabbia tace il cammino, le stelle scordano le scie
Tutto è silente attorno, serba un gran segreto,
che i soldati cercano di udire fra il crepitio del sole
su questi petali di memorie perse nel deserto.
Ma tutto è silenzio, non si possono udire di lontano
I nostri canti, appesi a rami morti di bianchi tronchi,
come possiamo segnarvi il cammino?
Non più siamo premuti sul cuore del deserto
E il suo spirito non è vivo nel grembo arido
di coloro che marciano scordandosi le note del vento.
Il vecchio Fon, un antico saggio che ti cerca
ti strappa alle coperte e ti porta oltre il lago di sale e sabbia.
Dice – Cammina! – a coloro che dormono in altri cieli,
ma nel corpo fatti ancora con la sabbia rosa
e con il cuore che scivola sulle dune.
Tu avevi promesso di essere un nomade
Selvaggio, che mai la tua casa fosse poggiata
nella fondamenta, che la tua schiena avrebbe
di notte riposato su policromi tappeti di lana.
Ma ora che il tuo tappeto non è un segreto di trame
vive come il sangue, ora dormi sotto una coperta piccola,
che ha un solo colore, che non è intessuta da tua madre,
ma canta di una macchina che tesse tele che non scaldano,
che hanno il sapore non della sete, del sonno, del caldo,
ma portano lungo corridoi grigi, senza nome, senza volto.
Ecco la tua nuova strada non riesce a coprirti,
come la tua nuova coperta, rimangono i piedi levigati
senza solchi di cammini, senza memoria di cielo,
a soffrire nella notte persa.
Ricordati del Fon, dei recinti senza cancelli,
di quelle pietre in cielo che ardevano
e la tua strada accendendoti innanzi
sospingendo la tua vita oltre il deserto
al confine dell’immenso, dove la fonte del mare
attende un giorno di nascere.

AbN

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