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Una strana giornata! prima parte

Ultimo Aggiornamento: 21/04/2007 18:30
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Sesso: Maschile
09/01/2007 19:00

Terrore dal mondo delle profondità
La casa era la mia di molti anni fa. Una casa condominiale al piano terra che si affacciava sulla strada, fortunatamente poco visitata dai mezzi a motore.
La mia infanzia è iniziata in quel posto tra il cortile e le cantine lunghe e buie, tra le rampe di scale ed il terrazzo ideato per i ragazzini al di sopra dei box.
Entro in casa dopo una giornata di giochi e divertimenti in una calda estate.
Sento rumore in casa e tranquillo m’incammino verso la cucina oltrepassando l’anticamera e la sala da pranzo.
Mia madre di spalle sta lavando i piatti e sembra non aver sentito il mio rientro, poiché non mi ha risposto.
ciao Mamma.
Nessuna risposta. Dentro di me un velo d’inquietudine mi fa perdere il sorriso.
Mia madre continua a lavare i piatti senza dare neanche un cenno. Osservo meglio la sua figura focalizzandomi sulla zona della nuca.
C’e’ qualcosa che non va, si muove in modo strano. So che lei sa che io sono dietro ed allora perché non mi risponde!
-sono tornato mamma!-
Ancora nessuna risposta ed in me una strana ansia s’insinua tra i pensieri di bimbo.
Mi avvicino di un passo, ora non può non accorgersi di me, deve sentire il mio respiro.
Ma ora non so se desidero veramente che si giri.
Temo di vedere qualcosa che non dovrei, non vorrei.
Ora è sicuramente consapevole della mia presenza ma non si gira, è immobile.
Non si volta perché non vuole mostrarsi, e la mia fantasia naviga in oscuri paesaggi dove le persone subiscono metamorfosi e la mia mamma è stata cambiata.
Sposto il mio piede destro sulla sinistra ed inizio a scorgere una parte di guancia.
Lei rimane immobile, le mani nell’acqua schiumosa del lavello.
Il silenzio si fa raggelante ed il mio cuore comincia a correre come un puledro impazzito che desidera fuggire da quella situazione.
Desidero andare via, allontanarmi, mia madre è cambiata, si…quella forma assomiglia a mia mamma ma non lo è!Ed ora mi scruta, mi sente in qualche modo, assapora la mia paura crescente ed aspetta il momento di mostrarsi.
Si perché lo farà! Lei si girerà ed io vedrò quello che si sta preparando a mostrarmi!
Il suo volto come una trappola, si chiuderà sul mio viso ed io sarò perduto devo riuscire ad allontanarmi.
Non posso rimanere in silenzio, lo sento, devo mostrare di non essermi accorto della sua metamorfosi, altrimenti sono perduto. Si girerà prima del tempo e mi prenderà!
Sollevo il piede e con la coda dell’occhio cerco di intravedere la porta d’ingresso nell’anticamera.
Sento l’ascensore che parte, sta salendo. Fuori un lontano rumore di traffico cittadino e l’urlo del gallo.
Un urlo rauco e stonato, ma vivo ed appartenente al mondo normale, quello che conosco.
Devo lentamente svincolare verso la porta senza farmi accorgere, fuori c’e’ la vita, i miei amici,i vicini di casa, la strada dove posso fuggire da quella cucina che ora è cosi strana, fredda, silenziosa.
Lei è ancora immobile, aspetta che m’inganni, attende il momento di mostrarsi e fare scattare la trappola, ed il mio sangue è gelato.
Sento un vuoto immenso nello stomaco ed un capogiro prende la testa tanto da farmi perdere la sensazione del corpo.
Mi sento sdoppiare dal terrore, sento che il mio corpo si divide e rimane unito solo tramite la testa.
Che faccio, fuggo di corsa ad occhi chiusi verso l’uscita, e se mi prende?
So che potrebbe gettarsi con un balzo su di me, prendere il mio tallone mentre apro la porta e gettarmi a terra.No non posso riuscire ad oltrepassare quella porta senza che riesca a toccarmi.Magari basta un tocco per annichilire la mia fuga e costringermi a guardarla. Devo attendere che l’ascensore ritorni al piano terra con il suo carico umano.
In quel momento potrei arrivare almeno ad aprire la porta,ed urlare alla persona che davanti a me è nell’atto di uscire dall’ascensore.
Una flebile speranza, certo ma sempre una soluzione, non posso rimanere impietrito in quella posizione sperando che questa creatura con la forma della mamma si dimentichi di avermi sentito e ricominci a lavare i piatti.
No, ormai lo sa, si girerà prima o poi e mi capiterà tutto quello che mi deve capitare come se non mi fossi accorto di niente.
Con il respiro sospeso ed un ansia che trafigge il cuore inizio lentamente ad indietreggiare rimanendo con lo sguardo fisso sui capelli della mamma.
Perché sono salito ora, dove saranno i miei amichetti, se solo riuscissi ad avvertire qualcuno.
Devo arrivare alla porta assolutamente ne va della mia anima.
Appoggio un piede e sembra che la statua dalle apparenze di mia madre non ci faccia caso.
Il cuore pulsa rigonfiandomi le vene della carotide, ne sento lo scorrere con un rumoroso vortice nelle orecchie.
Il piede si solleva e lei questa volta si accorge! Ha una specie di movimento del capo che mentre prima era chinato verso il lavabo ora si è sollevato.
Alza la testa! Si è accorta di me! Ormai ha capito che io ho intuito qualcosa ora si girerà, ed un urlo soffocato esplode nel mio cuore.
Indietreggio velocemente verso la porta, lo sguardo fisso su di lei. Non riesco a toglierlo, il terrore annebbia i miei pensieri.
Accelero ma non sento il mio corpo, non sento i piedi, ed il mio tallone si scontra rumorosamente con la sedia della sala da pranzo.
Un sordo rumore metallico con un acuto e stridente trillo sul pavimento, che ricorda quello della lavagna quando si spezza il gesso.
Ora la figura si scuote, ha sentito e si sta girando, ecco vedo la guancia rosa senza lineamenti che inizia a trasparire , vorrei chiudere gli occhi.
I passi si susseguono l’uno dopo l’altro con il tallone sinistro inciampo sulla punta del piede destro.
Lo sbilanciamento mi butta verso la scrivania dell’anticamera con un frastuono profondo ma recupero l’equilibrio anche se con un forte dolore all’anca.
So che la porta è dietro di me, ma il volto si è quasi reso visibile, non riuscirò a sfuggire.
Si gira velocemente mio Dio nooooo!
La sagoma allungata rosa mi si stanza d’innanzi senza possibilità di fuga.
Mi sembra che il tempo si fermi. Ed un forte sensazione di vuoto mi prende lo stomaco.
Il corpo si sbilancia e cade all’indietro di schiena verso il pavimento, ma con sorpresa l’accelerazione è superiore.
Sento i capelli che mi vengono davanti agli occhi, ed il mio corpo non sbatte a terra perché la terra non c’e’ più.
Precipito un una voragine oscura ad una velocità sempre crescente, ed il vuoto solleva il mio stomaco in gola, bloccandomi il respiro.
Migliaia di metri, infiniti secondi nel buio, nel silenzio, nell’oscurità.
Ma ecco che l’accelerazione si stabilizza ed il mio corpo prende posizione orizzontale.
Mi adagio lentamente sul morbido ed una gamba, quella sinistra, si piega a penzoloni.
Apro gli occhi. L’urlo del gallo attira la mia attenzione sulle fessure della tapparella, il cuore mi batte all’impazzata, ma quello che vedo non è altro che la mia camera, con la sua tappezzeria a fiori ed il mio letto a castello.
Mia madre entra nella porta e dice,-E’ ora di alzarsi, è una bellissima giornata_
Tutto è finito, era solo un sogno, uno strano, reale e spaventoso sogno.
Faccio per alzarmi ed un forte dolore all’anca mi trattiene tra le coperte.
Mia madre nel frattempo alza la tapparella, con un rumore famigliare e fastidioso.
Io scosto le coperte e sollevo la maglietta sudata, spostando verso il basso i pantaloncini.
Ed ecco un livido violaceo sul fianco, proprio nel punto dell’impatto con la scrivania. [SM=g27993]







Vorrei che andaste incontro al sole e al vento
con la pelle, più che con il vestito,
perchè il respiro della vita
è nella luce solare
e la mano della vita è nel vento

Kahlil Gibran "Il profeta"
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